No, Vladimir Putin non si è rimangiato le sue stesse parole e non ha intenzione di interrompere il flusso di grano dall’Ucraina – per ora. Il presidente della Russia, tuttavia, ha realmente ventilato la possibilità di rinegoziare i termini firmati il 22 luglio in quel di Istanbul e che, di fatto, hanno permesso al cosiddetto Granaio d’Europa di riprendere l’esportazione delle derrate alimentari attraverso il Mar Nero; puntando per di più a restringerli: a suo parere, infatti, il grano (così come gli altri prodotti alimentari) dovrebbero in primis essere inviati verso i Paesi poveri o in maggiore difficoltà economica, come la zona del Corno d’Africa.
“Potrebbe valere la pena di considerare come limitare l’esportazione di grano e altri alimenti lungo questa rotta”, ha commentato a tal proposito il leader di Mosca, aggiungendo che la Russia continuerà a rispettare i termini dell’accordo, sperando che raggiunga i suoi obiettivi originari. Il patto sul grano, lo ricordiamo, potrebbe di fatto essere considerato come l’unico passo avanti diplomatico effettivamente tangibile tra la Russia e l’Ucraina in oltre sei mesi di scontro armato. “Consulterò sicuramente il presidente della Turchia, Tayyip Erdogan, su questo argomento perché siamo stati io e lui a elaborare un meccanismo per l’esportazione di grano ucraino prima di tutto, ripeto, per aiutare i Paesi più poveri”.
Dal canto suo, Kiev non ha alcun dubbio: i termini dell’accordo sono stati rigorosamente rispettati, e in alcun punto del patto veniva stabilito a quali Paesi dovesse effettivamente essere spedito il grano ucraino. “Queste dichiarazioni inaspettate e prive di fondamento indicano piuttosto un tentativo di trovare nuovi argomenti aggressivi per influenzare l’opinione pubblica mondiale e, soprattutto, fare pressione sulle Nazioni Unite” ha sottolineato Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Vladimir Zelensky.