L’accordo stretto quest’estate in quel di Istanbul, che di fatto ha permesso all’Ucraina di ripristinare il proprio flusso di grano e altre derrate alimentari attraverso le acque del Mar Nero pare sempre più fragile. A onor del vero va detto che è qualche tempo che a Mosca serpeggia il malcontento: lo stesso Vladimir Putin, un mesetto fa circa, aveva ventilato la possibilità di rinegoziare i termini dell’accordo in questione; e più recentemente ancora le sue parole avevano trovato risonanza nelle dichiarazioni dal rappresentante russo permanente a Ginevra, Ghennady Gatilov, che aveva chiesto uno sblocco delle esportazioni di grano e fertilizzanti pena l’uscita di Mosca dal patto.
Attualmente il rinnovo dell’accordo pare sempre più legato proprio a questo – il lasciapassare per le navi cariche di grano in cambio del lasciapassare per componenti chimici necessari alla produzione di fertilizzanti, ammoniaca in primis. Le parti interessate si stanno riunendo in colloqui proprio in questi giorni: ricordiamo, a tal proposito, che di fatto la Russia è uno dei più grandi produttori mondiali di fertilizzanti, e che il blocco alle esportazioni ha di fatto determinato aumenti di prezzo senza precedenti.
Il ministro della difesa turco Hulusi Akar, in visita a Istanbul col ministro delle infrastrutture ucraino, ha ricordato che in questi tre mesi 345 navi in totale hanno trasportato 7,7 milioni di tonnellate di grano dai porti ucraini – una mole che ha contribuito in maniera significativa a limitare i rincari dei prodotti derivati. L’accordo, tuttavia, è ormai prossimo alla data di rinnovo: occhi puntati su Kiev e Mosca.