1 miliardo di euro: è il valore complessivo delle esportazioni agroalimentari italiane del 2021 verso la Russia e l’Ucraina, ora minacciate dall’imperversare della guerra. Mercati sani, dunque, che valgono rispettivamente 670 e 350 milioni di euro, forti in particolar modo per le vendite di pasta, vino e spumante, che ora rischiano di essere del tutto cancellati.
Ricordiamo, giusto per non farci mancare nulla, che nel frattempo il prezzo del grano – con l’Italia che importa il 64% del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53% del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame – è già salito ai massimi storici. Va sottolineato, inoltre, che l’export agroalimentare verso la Russia già soffriva da qualche anno a causa dell’embargo deciso da Vladimir Putin con il decreto dell’agosto 2014 (in seguito all’annessione della Crimea), che vietava l’ingresso oltre i confini russi di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia e Australia. Per il Made in Italy ha significato rinunciare alle esportazioni di prodotti come il Parmigiano Reggiano o il Grana Padano, e ha portato al dilagare di surrogati locali o altri prodotti di imitazione.