Il tira e molla dell’India – non preoccupatevi, sarò il nuovo granaio del mondo anzi no, stop alle esportazioni; anzi no, ok alle esportazioni ma solo un po’ -, l’aumento dei raccolti in Russia (+2,6%) e il rinnovato impegno dell’ONU per garantire la spedizione di quello attualmente bloccato in Ucraina fanno calare il prezzo del grano del 9% in soli tre giorni dopo mesi di rincari da record. Una tendenza che, seppur indubbiamente positiva, è chiaro sintomo di speculazione.
Questa la lettura proposta da Coldiretti, che di fatto sottolinea come “i grandi fondi speculativi che operano sulla borsa delle materie prime” abbiano preferito “guadagnare dopo i valori record raggiunti dalle quotazioni”. Si stima che la produzione mondiale di cerali (stando ai calcoli redatti dall’International Grains Council – IGC) si attesti infatti sulle 2251 milioni di tonnellate che, nonostante sia inferiore del 2% rispetto all’anno scorso, rimane comunque la seconda più ricca di sempre; mentre il grano segna un netto calo di 769 milioni su base annua con la sola Russia che tra i principali produttori globali segna un leggero aumento della produzione.
“Per l’Unione Europea nel suo insieme, il livello di autosufficienza delle produzione comunitaria varia dall’ 82% per il grano duro destinato alla pasta al 93% per i mais destinato all’alimentazione animale fino al 142% per quello tenero destinato alla panificazione” spiega a tal proposito la Coldiretti, sottolineando come a pagare il conto più salato dell’attuale situazione internazionale saranno i Paesi come l’Egitto, la Turchia e il Bangladesh che fanno grande affidamento sulle importazioni da altri Stati.