Un video diffuso dai media internazionali ha documentato la distruzione del deposito alimentare di Brovary, cittadina a 20 km da Kyiv, noto per essere uno dei più grandi d’Europa. Il sindaco della città Iho Saposhko ha definito il bombardamento russo del magazzino un «attacco deliberato pianificato ancora prima dello scoppio della guerra in Ucraina».
Il deposito alimentare di Brovary è andato completamente distrutto sotto le bombe assieme alle 50 mila tonnellate di cibo che vi erano stoccate all’interno, ha comunicato ai media il sindaco Saposhko. La città a pochi chilometri dalla capitale è teatro di una forte resistenza ucraina che sta tenendo testa alle truppe di Mosca venute dal lato bielorusso.
Questo attacco aggrava la crisi alimentare ucraina e, a catena, quella che sta colpendo i paesi dipendenti dalle sue esportazioni. Prima del conflitto i raccolti ucraini contribuivano a sfamare almeno 400 milioni di persone in tutto il mondo. Si stima che la metà del grano ucraino usato dal World Food Program (WFP) delle Nazioni Unite provenisse proprio dal paese ora devastato dalle bombe russe. Il WFP, agenzia che si occupa di crisi alimentari causate da guerre e carestie, stima che ci vorranno almeno 530 milioni di euro per assicurare agli ucraini sfollati presenti nel paese un accesso sicuro al cibo.
Stando ai dati forniti dall’ONU, il 45% della popolazione teme di non riuscire a procurarsi cibo a sufficienza. Una persona su cinque in Ucraina ha ridotto la dimensione dei propri pasti o rinuncia in prima persona ad almeno un pasto al giorno per assicurarlo ai propri figli. Ad aggravare la situazione contribuisce l’aumento dei prezzi del carburante che impatta sui prezzi della merce. Di conseguenza anche quello che è disponibile sugli scaffali dei supermercati è fuori dalla portata delle fasce più povere della popolazione.