Per quanto riguarda il commissariamento di Uber Italy, l’indagine per caporalato si è appena conclusa e si è in attesa dell’udienza del 22 ottobre presso la Sezione misure di prevenzione. Nell’avviso di chiusura dell’inchiesta viene sottolineato come i rider venissero “pagati a cottimo 3 euro a consegna”, nonché “derubati” delle mance e “puniti”.
Se ricordate, lo scorso 29 maggio, le indagini per caporalato (si intende una forma non legale di reclutamento) che il pm Paolo Storari di Milano stava conducendo, avevano avuto come esito il commissariamento di Uber Italy, la divisione italiana del famoso colosso statunitense: per l’occasione, mille rider erano stati ascoltati dai Carabinieri. Si era trattato di un passo importante in quanto mai prima d’ora una piattaforma dedicata al food delivery era stata sottoposta a un simile provvedimento.
Fra i dieci indagati c’è anche Gloria Bresciani, manager di Uber Italy. In una intercettazione di febbraio 2019, la Bresciani parla di “un sistema per disperati” riferendosi al servizio dei rider di UberEat. Sempre in quella stessa intercettazione la Bresciani chiede al suo interlocutore di non parlare davanti a esterni di “aver creato un sistema per disperati” in quanto i panni sporchi andavano lavati in casa.
In un’altra intercettazione risalente a dicembre 2019, un interlocutore le chiedeva conferma sul fatto che non venissero date ai rider le mance che gli spettavano e la Bresciani avrebbe risposto “Nuova metologia”.
Secondo i pm, queste conversazioni testimoniano come i rider di Uber Eat fossero costretti a operare in “condizioni di lavoro degradanti”, vessati anche da “un regime di sopraffazione retributivo e trattamentale”.