Tutti contro la Sugar Tax italiana: ma siamo certi che non sia utile?

Sugar Tax vade retro: il fronte dell'opposizione pare sempre più nutrito, e sostiene che si tratti di una "tassa ideologica, senza nessuna base scientifica”. Ma siamo sicuri?

Tutti contro la Sugar Tax italiana: ma siamo certi che non sia utile?

Due cose sono infinite: l’universo e le richieste di abolire la Sugar Tax. Sul primo, capirete, nutriamo tuttora qualche dubbio. Tra rinvii e posticipi, a dire il vero, quello con la proroga di turno è ormai il più puntuale degli appuntamenti.

La nostra protagonista fu introdotta al pubblico per la prima volta nell’ormai lontano 2019 con la Legge di Bilancio, e da allora fu accolta da un fronte di opposizione compatto e soprattutto agguerrito. Garriscono i vessilli di Assobibe, com’è forse ovvio; di Federalimentare; del ministro ministro Francesco Lollobrigida, dell’idea che i continui rinvii siano un vanto per il Governo; di Cgil, Cisl e Uil.

Il copione è sempre lo stesso: sarebbe un danno per imprese e lavoratori. Paolo Mascarino, presidente di Federalimentare, ha più recentemente dichiarato che rischia di “essere solo una tassa ideologica, senza nessuna base scientifica”. Ma siamo sicuri che sia così male?

Come funzionerebbe la Sugar Tax?

bibite zuccherate dolcificanti

Partiamo dal presupposto, facilmente intuibile, che la Sugar Tax è un’imposta che andrebbe a coprire le bibite con un alto contenuto di zucchero. Nella sua ultima formulazione (maggio 2024) avrebbe previsto un prelievo di cinque euro per ettolitro sui cosiddetti “prodotti finiti” e di 0,13 euro a chilogrammo per i prodotti predisposti a essere utilizzati previa diluizione per i primi due anni dalla sua introduzione. La sua entrata in vigore è (al momento) prevista per il primo di luglio, ma proprio in questi giorni il governo è chiamato a pronunciarsi su di un ulteriore rinvio.

Quanti di voi, baristi e ristoratori, stanno per abbandonare Satispay? Quanti di voi, baristi e ristoratori, stanno per abbandonare Satispay?

Gli appelli per abolirla sono molti e rumorosi. In ordine sparso: Confindustria Catania è dell’idea che la Tax distruggerà “un settore strategico”, e pertanto “va cancellata”. Le mani alzate da Assobibe, condite da countdown più o meno melodrammatici, non si contano nemmeno più. Persino realtà più locali, come il Distretto agrumi di Sicilia, si sono allineate, e l’eco è sempre lo stesso: “Dannosa per i produttori”.

Tra le testimonianze più recenti, dicevamo, c’è quella del numero uno di Federalimentare, intervistato da IlSole24Ore: “Con l’introduzione della Sugar tax si prevedono perdite di oltre 180 milioni di euro per l’industria e 250 milioni per la filiera per ridotti acquisti di materie prime e imballi” ha spiegato Mascarino; a fronte di un gettito fiscale – stimato inizialmente dal governo Conte, che approvò la Tax – “pari a circa 280 milioni di euro”. E la questione della tutela della salute?

Mascarino non ha dubbi: “L’utilità dell’applicazione della Sugar tax ai fini salutistici non è mai stata confermata da solide evidenze scientifiche”. Da Assobibe si leva lo stesso eco: “Nei Paesi in cui è stata introdotta con un obiettivo salutistico non ha mai portato risultati”, aveva dichiarato Giangiacomo Pierini. Peccato che non sia così. 

Nel Regno Unito la Sugar Tax entrò in vigore nell’aprile del 2018, e nei tre anni successivi si è registrato un dimezzamento netto della quantità di zucchero consumata dai bambini attraverso bibite e bevande analcoliche. ale la pena sottolineare che, anche a questo livello, la quantità di zucchero consumata rimane comunque al di sopra delle linee guida raccomandate; ma si tratta comunque di un inizio incoraggiante. Parlare di “mai portato risultati”, invece, pare più banalmente falso.