Tutti contro gli hamburger: e se l’epidemia mortale del McDonald’s USA fosse di origine vegetale?

McDonald's è alle prese con una epidemia di E. Coli: il colosso ha già ritirato il panino incriminato dai menu, ma i sospetti vertono su un ingrediente vegetale.

Tutti contro gli hamburger: e se l’epidemia mortale del McDonald’s USA fosse di origine vegetale?

La notizia è delle ultime ore. Dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, il colosso dagli archi dorati è alle prese con una epidemia di E. Coli, con diversi pazienti già ospedalizzati e un morto. Sul banco degli imputati c’è anche il Quarter Pounder, che McDonald’s ha già provveduto a eliminare dai menu di diversi suoi punti vendita.

Tutti contro gli hamburger, insomma. C’è però un secondo “indagato”, per così dire, che sta facendo preoccupare il gigante del fast food, i suoi colleghi e anche e soprattutto le autorità sanitarie a stelle e strisce – e questo nonostante la loro versione ufficiale sia “Non è ancora noto quale specifico ingrediente alimentare sia contaminato”.

Qual è l’origine dell’epidemia?

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McDonald’s sostiene che i suoi hamburger vengano cotti alla temperatura di 175 gradi Celsius, che è chiaramente al di sopra dei 160 gradi necessari per uccidere i batteri E. Coli. Le autorità sanitarie, com’è comprensibile, hanno dichiarato che provvederanno ad accertarsene, e che fino ad allora gli hamburger continuano a occupare un posto di prima profilatura nella lista dei sospettati; ma allo stesso tempo hanno adocchiato un altro potenziale responsabile: gli anelli di cipolla.

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Le cipolle, così come i Quarter Pounder, sono di fatto sparite dai menu dei punti vendita nella fascia occidentale degli Stati Uniti e nel Midwest, individuati come l’epicentro dell’epidemia. Le notizie più recenti, poi, raccontano che anche altre importanti aziende alimentari abbiano preso a ritirare le nostre protagoniste dal mercato statunitense.

Vale la pena notare che i casi di E. Coli in questione sono stati collegati a più punti vendita, che – stando a quanto dichiarato da McDonald’s – si affidavano a fornitori diversi per gli acquisti di carne. A rendere più pruriginosa la pista delle cipolle, invece, c’è da considerare che tutti i punti vendita di cui sopra condividevano lo stesso fornitore: Taylor Farms, con sede in California.

In una dichiarazione separata, McDonald’s ha affermato che un’indagine preliminare ha rilevato “che un sottoinsieme di malattie potrebbe essere collegato alle cipolle a scaglie utilizzate nel Quarter Pounder e provenienti da un unico fornitore che serve tre centri di distribuzione”. Le conseguenze, però, cominciano già a farsi sentire.

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Le azioni di McDonald’s sono scese di circa il 9% alla Borsa di New York dopo che l’annuncio della notizia. Allo stesso tempo, alcune vittime dell’epidemia hanno ritenuto opportuno intentare causa contro il colosso del fast food: “Ci assicureremo che tutte le vittime siano completamente risarcite per le perdite subite” fanno sapere gli avvocati, “e che McDonald’s e i suoi fornitori risolvano in modo permanente le violazioni sanitarie che hanno causato la contaminazione degli alimenti con E. coli”.