Scriverlo non sta bene, avete ragione, ma sciropparsi la spiegazione di “shutdown” non è la cosa peggiore che attende gli impavidi lettori di questo post, visto che c on Trump il fast food è entrato alla Casa Bianca.
Comunque, per shutdown intendiamo la procedura che si verifica quando il Congresso americano non riesce ad approvare una legge del bilancio. Entra in vigore automaticamente e comporta il blocco delle attività amministrative.
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Ora immaginate –se potete– il presidente americano Donald Trump nella East Room della Casa Bianca che festeggia la squadra universitaria di football dei Clemson Tigers, fresca vincitrice del campionato nazionale, con un buffet a base di hamburger, pizza e patatine fritte.
Non si è mai vista una cosa del genere, di solito nella sala da pranzo di rappresentanza gli chef della Casa Bianca servono piatti raffinati e costosi.
Il problema è che sono a casa senza stipendio causa shutdown, come i dipendenti di circa un quarto degli uffici del governo federale. E non da oggi ma da 24 giorni, dopo che Trump ha lanciato la campagna per costruire il muro sul confine con il Messico, chiedendo 5,7 miliardi di dollari al Congresso per finanziare il progetto.
I democratici hanno respinto la richiesta ed è scattato lo shutdown.
Trump, dopo aver spiegato ai giocatori di non voler posticipare l’evento, ha pagato personalmente i 300 hamburger e gli altri acquisti di fast food da McDonald’s, Wendy’s e Burger King’s, sfoderando in un successivo colloquio con i giornalisti l’immancabile nota patriottica: “Sono molto ghiotto di fast food, è grande cibo americano e penso che sia il preferito di questi atleti”.
[Crediti | Il Messaggero]