Il primo discorso al congresso del secondo mandato di Donald Trump è già passato alla storia per essere stato il più lungo di sempre. Uno show di un’ora e quaranta minuti all’insegna del ritorno del sogno americano, una litania di suoi slogan. Tra i vari temi affrontati non è mancato quello dei dazi, con qualche frecciatina all’Unione Europea: “saranno annunciati a breve” minaccia, e Coldiretti fa già i conti sul disastroso impatto che avrebbero sul Made in Italy.
Trump vs. Von der Leyen
Il 2 aprile scatteranno i dazi verso Canada e Messico, e a breve toccherà al vecchio continente: “siamo onesti: (l’Unione Europea) è stata formata per fregarci e hanno fatto un buon lavoro in questo, ma ora ci sono io alla presidenza”. Così ha dichiarato The Donald, e qualsiasi tipo di ritorsione possa essere messa in atto dai paesi europei -per quali prova comunque “amore”, dice- non avrà successo.
“Abbiamo deciso: imporremo dazi al 25% sulle auto e altre cose”, questa, al momento, è l’unica certezza fornita dal presidente USA.
Nel frattempo la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen guarda a oriente in cerca di alleanze commerciali che permettano di attutire il colpo dei dazi: “in un’epoca di conflitti e intensa competizione, c’è bisogno di amici fidati. Per l’Europa, l’India è un’amica e un’alleata strategica. Discuterò con Narendra Modi di come portare la nostra partnership strategica al livello successivo”, scrive Von der Leyen su X.
Le previsioni di Coldiretti
“L’imposizione di dazi sul cibo Made in Italy negli Usa metterebbe a rischio il record di 7,8 miliardi fatto segnare nel 2024 in un mercato, quello statunitense, divenuto sempre più strategico per il settore agroalimentare tricolore, con l’ulteriore pericolo di alimentare la già fiorente industria del falso”.
Questa la previsione di Coldiretti, se le promesse di Trump dovessero venire mantenute, e non sarebbe la prima volta. Già durante la sua prima presidenza, i dazi hanno causato cali nel valore delle esportazioni del -15% per la frutta, del -28% per carni e prodotti ittici lavorati, del -19% per formaggi e confetture, e del -20% per i liquori.
Dazi del 25% porterebbero anche gli americani stessi a dover sborsare qualcosa come due miliardi di euro in più per i prodotti della filiera del Made in Italy, andando poi verosimilmente a ripiegare sui tarocchi “italian sounding”, di cui gli Stati Uniti sono il primo produttore mondiale.