Mi immagino la scena: il camionista che scende dal veicolo e cerca di giustificare quei 2.500 litri di birra che trasportava dicendo che erano “per uso personale”. “Lo giuro vostro onore, li dovevo bere tutti io”. Ma quanto ci si mette a bere tutta quella birra? Tiriamo fuori la calcolatrice: facciamo che si beve una bottiglia da 33 cl a pranzo e una a cena. Magari anche una a merenda. Sono 99 cl al giorno. 2.500 litri di birra corrispondono, grazie al potere delle equivalenze, a 250.000 cl. Dividendo 250.000 per 99 cl al giorno, fanno 252 giorni.
Quindi una scorta per un anno circa. Se però bevesse solamente una bottiglia al giorno, avrebbe una scorta di birra per almeno tre anni. Beh, ci sta: magari si stava preparando per un’apocalisse zombie e stava facendo scorta in tal senso. Che ognuno si prepara all’apocalisse come preferisce.
2.500 litri di birra per uso personale?
Sì, e le marmotte incartano la cioccolata. Capisco che quando si è messi alle strette ci si inventi le scuse più assurde, ma cercare di giustificare 2.500 litri di birra per uso personale forse è un tantino fantascientifico. A questo punto tanto valeva puntare sull’evergreen, “è stato il cane!”.
Ma come si è arrivati a questa bizzarra giustificazione? Tutto è iniziato con un controllo da parte dei militari della Guardia di Finanza di Vipiteno, svoltosi alla barriera autostradale dell’A22.
Durante il controllo, la Guardia di Finanza ha fermato tre camion, guidati da conducenti italiani. A bordo i tre avevano in totale 62 fusti belli pronti per essere spillati e per rifornire bar e ristoranti. La birra pare che fosse stata acquistata in Germania, salvo poi essere trasportata su furgoni anonimi (ma a quanto pare alquanto sospetti visto che sono stati controllati) e privi ovviamente dei necessari documenti di tracciabilità (e che permettono anche il pagamento delle accise).
Questa birra di contrabbando avrebbe poi permesso ai rivenditori finali di fare prezzi più bassi ai clienti finali. Fin qui tutto abbastanza nella norma. Ma la situazione si è fatta surreale solamente quando i conducenti hanno cominciato a giustificarsi in maniera assurda.
Il primo ha dichiarato che non sapeva come fosse regolamentato il trasporto della birra. E già qui è poco credibile: se si fosse trattato di un fusto, ci poteva anche stare, ma erano 62 fusti. E poi c’è quella piccola questione secondo la quale la legge non ammette l’ignoranza.
Il secondo ha invece pensato bene di dichiarare che stava trasportando il tutto per conto di un presunto amico, senza aver chiesto di che carico si trattasse. Sempre peggio.
Ma il meglio è arrivato per ultimo. Il camionista, genio dell’improvvisazione, ha tentato di convincere i finanzieri che tutta quella birra era destinata a suo uso personale. Già il quantitativo sarebbe stato improbabile in qualsiasi circostanza, ma a metterci il carico c’è il fatto che il suddetto camionista era anche titolare di un’impresa calabrese che commercia bevande.
Mentre ci immaginiamo le facce dei finanziari quando hanno sentito queste storielle ai confini della realtà, ecco che il trasporto è costato assai caro ai camionisti. Ovviamente tutta la birra è stata posta sotto sequestro, mentre sia i camionisti che i destinatari finali di questa partita sono stati denunciati per sottrazione all’accertamento o al pagamento delle accise.