L’introduzione delle norme europee che permetterà ai rider di essere riconosciuti come dipendenti è all’orizzonte, ma il settore di questi lavoratori pare essere ancora lontano dagli ideali di sicurezza sul lavoro e tutela dei propri diritti: ne è una prova la protesta dei 150 rider di Just Eat che, nella serata di sabato 11 dicembre, si sono radunati a Porta Palatina, Torino, bloccando di fatto il servizio di consegna del cibo.
La proverbiale goccia che pare aver fatto traboccare il vaso è la cessazione dei contatti tra l’azienda e l’organizzazione sindacale che li rappresenta, i Si Cobas, oltre ai numerosi problemi verificatisi l’8 di dicembre, quando il capoluogo piemontese veniva imbiancato da una nevicata copiosa e le strade per cicli e motocicli erano impraticabili e pericolose: in quest’occasione Just Eat aveva deciso di interrompere il servizio solamente dopo innumerevoli proteste e rifiuti da parte dei lavoratori, ma solo per poi riaprirlo per cena, quando le strade erano (ovviamente) ghiacciate. Molti dei rider che hanno lavorato, togliendo di fatto turno e salario a chi invece ha preferito tutelare la propria sicurezza, hanno segnalato incidenti e infortuni.
“La scelta di non rispondere alle legittime richieste dei lavoratori dimostra come per l’azienda siano più importanti i profitti e le consegne, piuttosto che le condizioni di vita e di lavoro di chi tutti i giorni rischia la propria incolumità in mezzo alla strada”, si legge in una nota diramata dal sindacato. Tra le altre richieste figurano un inquadramento al livello G1 della logistica (al pari di tutte le altre aziende che si occupano di questo tipo di operazioni) e la divisione di Torino in quattro zone in modo da evitare consegne che, talvolta, arrivano anche a 20 km di distanza.