Tommaso Mazzanti dell’Antico Vinaio a scuola di dissing da Fedez

Mr. Antico Vinaio, al secolo Tommaso Mazzanti, prende lezioni da Fedez: il loro è un dissing per vendere - che sia un libro o una canzone poco cambia.

Tommaso Mazzanti dell’Antico Vinaio a scuola di dissing da Fedez

Parola d’ordine rumore. Rumore, già: come strategia, come veicolo per far parlare di sé, come dispositivo di posizionamento. Che funzioni non è certo una novità, che d’altronde non a caso si usa dire che la cattiva pubblicità non esiste. Lo sa Fedez, che nella necessità di lanciare un nuovo pezzo ha impacchettato un dissing a mo’ di arma di distrazione di massa, ed evidentemente lo sa anche Tommaso Mazzanti dell’Antico Vinaio.

Mazzanti è un personaggio criticato. Il successo della sua creatura, se dovessimo basare il nostro giudizio esclusivamente sul numero e la frequenza delle aperture, è innegabile: insegne a costellare un po’ tutto lo Stivale, e poi dall’altra parte dell’Oceano, a Dubai e in giro per l’Europa, anche se l’espansione per il Vecchio Continente pare sia momentaneamente sfumata insieme all’accordo con Percassi.

Perché mr. Antico Vinaio non ha ancora capito che l’ostentazione del lusso ha fatto il suo tempo? Perché mr. Antico Vinaio non ha ancora capito che l’ostentazione del lusso ha fatto il suo tempo?

Allo stesso tempo, però, ha abituato il popolo internettiano a sparate più o meno egomaniache che hanno contribuito a formare una reputazione mista – dalla Lamborghini ostentata sui social agli episodi più recenti come il vino “Solo noi”, che porta il suo faccione in etichetta. Mazzanti ne è pienamente consapevole, e agisce di conseguenza.

Il dissing con obiettivo commerciale

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Il palco è quello della vetrina di Instagram, ben nota a Mr. Antico Vinaio. “Questo è il mio dissing” si legge in didascalia: Mazzanti è in piedi a pochi passi da un microfono, immerso nella luce soffusa di quello che è evidentemente uno studio di registrazione. O vorrebbe esserlo, insomma: l’importante è la forma, più che la sostanza. E il dissing?

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Beh, quello non esiste. Non propriamente, almeno. Il nostro protagonista legge una serie di commenti negativi, che spaziano da chi gli augura il fallimento a chi, forse più banalmente, lo definisce un pallone gonfiato. Non ci sono rime, ahinoi, ma in compenso c’è un obiettivo che man mano si palesa sempre più. Quale?

Vendere il suo nuovo libro, opportunamente intitolato “La Mia Vera Storia”. L’abito con cui viene presentato è quello dell’umiltà e del riscatto, di una risposta per zittire critiche e controversie e accuse. Capita a fagiolo: la scusa del dissing per lanciare un libro è forse diversa dalla medesima trovata per lanciare una canzone?