Una catena di ristoranti con sede a Tokyo ha fatto causa al governo, chiedendo un risarcimento danni per le restrizioni contro il Coronavirus.
In particolare, sotto accusa, ci sarebbe la riduzione dell’orario di lavoro, scelta – come in molte altre parti del mondo – come misura di sicurezza pubblica per contenere il dilagare della pandemia.
Secondo l’accusa – la prima di questo genere in Giappone – una normativa del genere “è illegale e incostituzionale in quanto viola il diritto alla libertà di affari”. La compagnia accusatrice gestisce dozzine di ristoranti tra cui i pub in stile giapponese “Gonpachi”, uno dei quali è famoso per essere apparso nel film “Kill Bill” di Quentin Tarantino.
La richiesta di risarcimento è comunque simbolica: il ristoratore chiede soltanto 104 yen di danni, l’equivalente di un dollaro. Insomma, più un gesto di protesta per far luce sull’impatto delle misure antivirus imposte dal governo che in molti ritengono ostacolino eccessivamente le operazioni aziendali e la vita delle persone.
L’avvocato del querelante, infatti, mette sotto accusa la decisione di imporre restrizioni generali senza offrire prove che i ristoranti siano fonte di infezioni. In particolare, nella prefettura di Tokyo, è stato chiesto ai ristoranti di anticipare la chiusura alle 20.
I locali del gruppo che ora accusa il governo sono stati tra i circa duemila che non hanno rispettato questa imposizione: “Non possiamo ottemperare alla richiesta di abbreviare l’orario lavorativo, visti gli attuali (insufficienti) sussidi e il supporto delle autorità”, aveva fatto sapere la Global-Dining con un comunicato.
[Fonte: The Japan Times]