Nuovo aggiornamento sulla vicenda che ha coinvolto Marco Sacco, chef due stelle Michelin del ristorante Piccolo Lago di Mergozzo, accusato di aver causato, con delle vongole crude avariate servite su un risotto, poi risultate contaminate da norovirus, l’intossicazione degli invitati a un banchetto di matrimonio nel luglio 2021. Gli sposi e i loro invitati, subito dopo la festa, si erano rivolti al pronto soccorso dopo sintomi inequivocabili, cosa che ha fatto seguire un’indagine da parte dei Nas di Torino. I molluschi incriminati erano di provenienza francese e importate da un’azienda italiana. Secondo la versione fornita dall’avvocato Marco Ferrero, che assisteva il ristorante stellato, le vongole sarebbero arrivate al ristorante già contaminate, e la responsabilità sarebbe stata dunque del fornitore.
La sentenza
Oggi però arriva la sentenza, che trova nello chef e nel suo staff una responsabilità. Lo chef e la sua direttrice di sala, Raffaella Marchetti, sono stati infatti condannati a due mesi e venti giorni di reclusione, con sospensione condizionale della pena e non menzione, con l’accusa di “lesioni colpose e commercio di sostanze alimentari nocive”. Non mancano ovviamente le disposizioni per il risarcimento dei partecipanti al banchetto: la giudice del tribunale di Verbania Beatrice Alessi ha stabilito che gli sposi vengano rimborsati con 8mila euro, mentre 250 euro spetteranno ad ognuno dei cinquantatré invitati, oltre ai 10mila euro di risarcimento per le spese legali. I legali delle parti civili Patrich Rabaini, Paolo Patacconi e Lucio Alfonso Liguori si dicono “soddisfatti della sentenza”, ringraziando procura e carabinieri, ma Sacco continua, tramite il suo legale, a sostenere di aver agito secondo professionalità.
Il mistero dei fornitori
L’avvocato dello chef Marco Ferrero ha già annunciato un probabile appello, in attesa della lettura delle motivazioni che verranno depositate entro 90 giorni, riportando lo sconforto del suo cliente: “Ritiene di aver svolto correttamente il proprio mestiere. Si tratta di una condanna per responsabilità altrui, trattandosi di un alimento acquistato in una confezione sigillata la cui genuinità sarebbe dovuta essere garantita, come previsto dalla legge alimentare del settore, dal produttore e poi dall’importatore e che, inspiegabilmente, non sono stati coinvolti nell’inchiesta”. Unica nota positiva per Sacco e Marchetti è stata la sensibile riduzione delle richieste di danno da parte degli sposi, che superavano inizialmente i 100mila euro. Anche la richiesta iniziale del PM era di otto mesi di carcere, che la sentenza ha ridotto a due.