“Invito il ministro a sospendere il decreto”.
E no, non ci sta proprio, Luca Zaia, governatore del Veneto, a vedersi scippare così, con un decreto, la paternità di uno dei dolci più amati e conosciuti in Italia e nel mondo, il dessert imitato in tutto il mondo che, pur mortificato da improbabili versioni differenti –con frutta, senza caffè, senza uova, senza mascarpone, con lo yogurt o addirittura vegano– resta uno dei dolci più amati dagli italiani: il Tiramisù.
Eppure, da ieri, il Veneto ha dovuto incassare una prima cocente confitta nella lunga guerra in corso da tempo tra le due regioni che reclamano la paternità del dolce: Veneto e Friuli Venezia Giulia.
Infatti, proprio in questi giorni, dietro domanda della regione Friuli, il tiramisù è stato inserito nella lista dei prodotti agroalimentari tradizionali friulani, i cosiddetti PAT, e di conseguenza riconosciuto come “caratteristico del territorio”.
Addirittura in due versioni, quella “carnica”, detta Tiramisù o anche “Tirimi su”, inventato nel Ristorante Roma di Tolmezzo, in quel di Udine, negli anni ’50 –di cui esiste una regolare ricevuta, datata 1959, in cui si legge “tiramisù per due”, come riportato nel libro “Tiramisù. Storia, curiosità, interpretazioni del dolce italiano più amato”, di Clara e Gigi Padovani, di cui Dissapore vi aveva già dato notizia–, sia nella versione semifreddo in coppa, anche noto come “Coppa del Vetturino – Tirime su”, che sarebbe stato ideato, anch’esso negli anni ’50, alla trattoria “Al Vetturino” di Pieris, vicino a Gorizia.
Ma per Luca Zaia non ci sono dubbi: per lui, e per tutti i veneti, il Tiramisù rimane una specialità del ristorante “Le Beccherie”, di Treviso, a cui molti, fino a pochi anni fa, avevano sempre attribuito l’invenzione del dolce conteso.
Una paternità non di poco conto, un sicuro valore aggiunto per l’immagine e l’economia della regione “aggiudicataria”.
Proprio per questi motivi il battagliero Zaia non intende darsi per vinto:
“Di fronte a questo decreto resto basito. Mi auguro che il ministro lo abbia fatto in buona fede e che qualcuno gli abbia rifilato carte non completamente esatte, altrimenti ci sarebbe da preoccuparsi”, afferma il governatore veneto, chiedendo l’immediata sospensione dell’iniquo –a suo dire– decreto e minacciando immediato ricorso.
In realtà, al di là di ricevute, prove e controprove, la paternità reale del tiramisù è di difficile definizione: pare infatti che le versioni anni ’50 fossero ben diverse da quelle moderne complete di mascarpone, mentre la prima prova certa della comparsa del formaggio fresco all’interno del dolce è data dall’articolo di Bepi Maffioli nella rivista “Vin veneto”, del 1981, con riferimento proprio alle Beccherie di Treviso.
Circostanza che confermerebbe quindi la tesi di Zaia, attribuendo di conseguenza la paternità del dolce, così come lo conosciamo oggi, al Veneto e non al Friuli.
Per ora, comunque, il Friuli si è aggiudicato la prima battaglia, ovvero i PAT, e in futuro l’intenzione della regione è quella di arrivare anche alla DOP/IGP. Sempre che il Veneto non riservi qualche clamoroso colpo di scena.
Nel frattempo, buon tiramisù semplicemente italiano a tutti.
[Crediti: La Stampa, Dissapore]