Molto più che un semplice – e prestigioso, beninteso – elenco delle migliori declinazioni della ristorazione sul pianeta Terra: come di consueto, anche la ventunesima edizione di The World’s 50 Best Restaurants, che sta vedendo riunito il mondo della gastronomia mondiale nello scenografico Museo Principe Felipe, nella Città delle Arti e delle Scienze di Valencia; è di fatto accompagnata dalla selezione dei premi speciali – chicche dedicate a chef, sommelier, o particolari caratteristiche che hanno consentito ad alcuni ristoranti (o ad alcuni individui, naturalmente) di distinguersi nella classifica dei migliori ristoranti al mondo.
The World’s 50 Best Restaurants 2023: un’occhiata a tutti i premi speciali
Ad aprire le danze, dopo il benvenuto in forma video di un certo Massimo Bottura e di una ampia dimostrazione di poliglottisimo da parte di William Drew, direttore dei contenuti di The World’s 50 Best Restaurants, è il Flor de Caña Sustainable Restaurant – un premio speciale che, come vi avrà certamente fatto intuire il nome, è riservato a progetti che fanno della sostenibilità ambientale il proprio cavallo di battaglia. A portarsi a casa (o forse sarebbe più corretto dire in cucina?) il premio speciale è il Fyn di Città del Capo, capitale del Sudafrica, che per di più campeggia alla posizione numero 75 nella classifica finale di questa edizione.
Il premio al migliore sommelier del mondo viaggia verso la Spagna: si tratta di Miguel Angel Millan del DiverXO, il celebre e lucidamente folle tempio madrileno di chef Dabiz Muñoz. Il premio come migliore chef donna al mondo (o World’s Best Female Chef, se preferite utilizzare la nomenclatura ufficiale) è invece stato conquistato da Elena Reygadas, chef e proprietaria del ristorante Rosetta a Città del Messico (ma questo, se siete dei nostri da qualche tempo, lo sapevate già molto bene).
Il One To Watch Award, premio riservato a ristoranti che promettono un futuro particolarmente luminoso, è invece stato assegnato al Tatiana, ristorante incastonato nella Grande Mela di chef Kwame Onwuachi – ma anche in questo caso i nostri lettori più affezionati già lo sapevano -; mentre l’Icon Award, annunciato da un emozionatissimo e quasi commosso Massimo Bottura, è andato ad Andoni Luis Aduriz, chef spagnolo che tiene il timone del ristorante Mugaritz a San Sebastian, sua città natale. Tra applausi scroscianti e discorsi a più riprese spezzate dall’emozione, il momento della premiazione ci ha anche regalato un momento di puro cameratismo gastronomico con Bottura che abbraccia Aduriz dicendogli che gli vuole “tantissimo bene”. Il balsamo al cuore di cui avevamo bisogno, dopo un inizio difficile.
Poi una carrellata di piani alti: l’Alchemist di Copenaghen, oltre ad aggiudicarsi la posizione numero cinque nella classifica finale, conquista il Gin Mare Art of Hospitality Award; l’Odette di Singapore – che, tra parentesi, è per di più il quattordicesimo migliore ristorante al mondo – vince lo Chef’s Choice Award; il Table by Bruno Verjus porta a casa l’Highest New Entry Award grazie al suo decimo posto nella Top 50; e l’Atomix di New York, all’ottavo posto, viene insignito all’Highest Climber Award e Best Restaurant of North America.