Immaginiamo che la notizia in questione appartenga alla schiera di storie difficilmente comprensibili senza una opportuna impalcatura contestuale. Vogliamo dire, il salto da “gestori di un bar Lgbtq+” a “incriminati come terroristi ed estremisti” è evidentemente lungo – sia in termini tematici che, si potrebbe intuire, più prettamente temporali: pare, in altre parole, che tra uno stato e quello successivo manchi una serie di informazioni e motivazioni determinanti. Che è successo, nel frattempo?
Ecco, per fare chiarezza è il caso di fare una serie di piccoli salto temporale: siamo nel 2013, e la Russia introduce una legge che vieta la “propaganda” di “rapporti sessuali non tradizionali” rivolti ai cittadini minorenni. Un decennio più tardi, nel novembre del 2023, la Corte suprema russa mette al bando il “movimento internazionale Lgbtq+” per “estremismo”. Ultimo salto, che ci porta ai giorni nostri: Diana Kamilianova, 28 anni, e Alexandre Kilmov, 21, gestori di un bar Lgbtq+ in quel di Orenburg, vengono arrestati e poi designati dalle autorità giuridiche come “estremisti e terroristi”. Si tratterà, a onore del vero, del primo procedimento penale di questo genere.
Dall’arresto al processo: la Russia stringe il cappio sulle minoranze
Vale la pena notare che, stando a quanto lasciato trapelare in una nota dallo stesso servizio di informazione finanziaria della Russia, i due in questione sono stati inseriti nell’elenco delle persone definite come “terroristi ed estremisti” ancora prima dell’inizio del processo.
Diana Kamilianova e Alexander Klimov, rispettivamente amministratore e direttore artistico del bar Pose nella città di Orenburg, nel sud ovest della Russia, sono stati arrestati appena una manciata di giorni fa, il 28 di marzo; ma è bene notare che già nella giornata del 9 dello stesso mese un corpo di agenti di polizia russi avevano effettuato una perquisizione nel locale nel pieno della notte, con le immagini relative all’operazione che mostrano alcune persone sdraiate per terra, la faccia a contatto con il pavimento, le mani incrociate sul retro della testa.
Il rischio, per i due, che è di una condanna di dieci anni di carcere con la condanna – come già ampiamente accennato – di estremismo e per avere consentito la “promozione di rapporti sessuali non tradizionali”, in particolare modo tra gli stessi frequentatori del bar.
In attesa dell’inizio del processo, il tribunale della città di Orenburg ha determinato che i due gestori del bar rimarranno in custodia fino al 18 di maggio: nel frattempo l’intera vicenda, a onore del vero, si configura già evidente simbolo della svolta ultra-conservativa del Cremlino.