Una rete di riciclaggio da oltre 10 milioni di euro atta ad alimentare una serie di acquisizioni di locali nel centro storico di Firenze, con epicentro nel ristorante Il Cavallino. Questo, in estrema sintesi, è l’oggetto di una maxi indagine per associazione a delinquere finalizzata alla commissione di autoriciclaggio e approprazione indebita, che avrebbe già coinvolto (almeno) nove individui, trentun insegne e portato alla perquisizione di ventitré luoghi diversi tra Firenze, Livorno e il territorio della provincia di Napoli.
Ma procediamo con ordine: stando a quanto riportato dai colleghi de Il Fatto Quotidiano si sarebbe rivelata fondamentale, al fine di avviare le indagini, la presenza di una telecamera nascosta dagli stessi agenti della Guardia di Finanza presso il ristorante Il Cavallino, che avrebbe più volte ripreso la prassi della consegna di denaro in nero (che veniva ricavato, per così dire, anche e soprattutto dalla sottrazione dei contanti nei ristoranti comprati e gestiti, dove spesso e volentieri non si batteva lo scontrino).
Dai ristoranti agli indagati: terremoto a Firenze
Nove, come accennato in apertura di articolo, gli indagati noti – a partire da Alessandro Bigi, presidente dell’Ischia Calcio; Pino Taglialatela, ex portiere di Napoli e Fiorentina da cui lo stesso Bigi avrebbe acquistato le quote dell’Ischia con il denaro apparentemente frutto di traffici illeciti; l’albanese Elouert Kamani e altri suoi connazionali, tutti “anche dipendenti delle varie attività di ristorazione di Kamani e Bigi”, stando a quanto contenuto nel decreto.
L’oggetto dell’indagine sarebbe invece un sodalizio ombra che, forte di un fiume di denaro le cui origini sono tuttora oggetto di speculazione da parte degli inquirenti, era riuscito ad avviare una frenetica acquisizione di attività di ristorazione nel centro di Firenze; “accumulando”, per così dire, 31 locali oltre a un birrificio, due alberghi e imprese di noleggio auto.
Il meccanismo, stando a quanto lasciato trapelare fino a ora, è quello già abbozzato nelle righe precedenti: riciclare del denaro in nero “generato” dalle attività già comodamente presenti nel portafoglio, per poi acquistarne di nuove ed espandere sempre più il giro di affari. Vale tuttavia la pena notare, prima di avviarci verso la conclusione, che l’ex portiere Tagliatela non è di fatto indagato del reato associativo, ma solamente del reimpiego di capitali illeciti riciclati con l’acquisto del 50% delle quote dell’Ischia da parte di Bigi, formalmente pagate poco più di 9 mila euro ma di fatto con circa centomila, stando all’accusa; e che al momento quanto riportato finora è ancora da interpretare attraverso la lente condizionale dell’ipotesi.
I pm fiorentini, in altre parole, sono tuttora al lavoro per cercare riscontri tra le attività di indagine e le perquisizioni compiute negli scorsi giorni. Resta da ricostruire, ad esempio, il modo in cui gli indagati siano riusciti ad acquistare circa venti attività di ristorazione nel periodo compreso tra il 2012 e il 2022 (anno in cui sarebbe iniziata la prassi di non emettere scontrini), pur dichiarando redditi evidentemente incompatibili con tale giro di affari.
Vale la pena sottolineare, infine, come nella fase iniziale delle indagini la lente d’ingrandimento degli agenti si sia posata in particolare “sui rapporti di contiguità, di cointeressenza, di vincoli interpersonali propri, talvolta anche di natura finanziaria, tra i soggetti indagati e personaggi collegati, a vario titolo, alla criminalità di matrice albanese e non solo, ovvero sodali di associazioni delinquenziali costituite prevalentemente da cittadini della medesima nazionalità”; senza tuttavia trovare riscontri – fino a ora, perlomeno – tra il sodalizio in questione e la delinquenza albanese.