A causa delle sue semplici caratteristiche e del contesto in cui cresce si potrebbe considerare il tartufo come una sorta di termometro al naturale, uno strumento in grado di registrare ed evidenziare eventuali “malanni” o criticità delle specifiche annate. Non dovrebbe sorprendere, dunque, che considerando l’annata particolarmente secca la stagione alle porte sarà particolarmente impegnativa: occorre infatti ricordare che a tutti gli effetti il 2022 è stato l’anno (finora) più caldo, con la morsa della siccità che ha determinato un crollo delle precipitazioni addirittura arrivato al 40% – ingombranti criticità che gettano ombre sui mesi a venire, dimensione tradizionalmente ideale per il Tartufo Bianco di Alba.
“C’è stata tanta siccità, la terra è asciutta” ha commentato a tal proposito Liliana Allena, presidente Ente fiera internazionale Tartufo Bianco di Alba a margine della celebrazione Tuber Primae Noctis. La speranza è che nei prossimi giorni il cielo torni a riempirsi di nuvole dal ventre grasso di fertile pioggia, in modo tale da mettere a segno un “cambio di rotta” che potrebbe, sotto molti versi, quello che abbiamo osservato nella fattispecie del Chianti.
“Già lo scorso anno la stagione era stata un po’ in salita, il cambiamento climatico incide e sta dando segnali” ha concluso Allena. “L’anno scorso nonostante tutto, considerando anche il post Covid, è stata una bella stagione turistica pur mancando i turisti del lungo raggio. Quest’anno rivediamo i viaggiatori dagli Usa in primavera e estate e ci aspettiamo una fiera al ritorno della normalità totale”