L’UE ha deciso di dire basta ai rider finti autonomi e finte partite IVA. E per farlo ecco che hanno ideato una direttiva che nelle intenzioni vuole migliorare le condizioni di lavoro dei rider che si occupano delle consegne di cibo a domicilio per conto delle grandi piattaforme di food delivery, stabilendo i criteri per cui considerare questi rider come lavoratori dipendenti. Più in generale, a dire il vero, ecco che l’UE ha deciso di occuparsi della cosiddetta gig economy.
Quali sono i criteri che stabiliscono che un rider è un lavoratore dipendente?
Lo scopo dell’UE nel creare questa direttiva è stato quello di riuscire a stabilire più precisamente la posizione lavorativa dei rider, cioè di coloro che si occupano delle consegne di cibo a domicilio.
Per la prima volta in Europa arrivano delle norme che, tramite l’uso di algoritmi e intelligenza artificiale, mirano a capire se quei rider siano davvero lavoratori autonomi come le piattaforme di food delivery continuano a sostenere o se non siano, invece, delle finte partite IVA, cioè dei veri e propri lavoratori dipendenti che, per comodità delle piattaforme, vengono considerati alla stregua di lavoratori autonomi.
Secondo le stime, in Europa ci sono circa 5,5 milioni di rider, di cui 700mila in Italia. Attualmente questi lavoratori non sono considerati lavoratori dipendenti e dunque non hanno i diritti tipici dei dipendenti, quindi niente salario minimo (il che ovviamente vale solamente per i paesi dove è presente il salario minimo), ferie, permessi, malattie, contributi e tredicesima.
Tutte cose che autonomi e partite IVA si sognano. Comunque sia, con le nuove norme, ecco che il rider non viene più considerato alla stregua di un lavoratore autonomo se il suo rapporto di lavoro presenta almeno due dei cinque indicatori individuati finora (anche se i vari stati membri dell’UE si riservano di poter aggiungere eventuali altri indicatori).
Questi indicatori sono:
- Presenza di un limite massimo stabilito relativamente alla quantità di denaro che il rider può guadagnare
- Presenza di una supervisione delle prestazioni di lavoro, intesta anche come algoritmi o intelligenza artificiale che controllino il rider per via digitale
- Presenza di controlli relativi alla distribuzione o all’assegnazione dei computi
- Presenza di controlli relativi alle condizioni di lavoro e presenza di restrizioni nella scelta dell’orario di lavoro
- Presenza di restrizioni alla libertà di organizzare il proprio lavoro e presenza di regole sul proprio aspetto o comportamento
Se si riscontrano almeno due di questi indicatori, ecco che il lavoratore, i suoi rappresentanti o le autorità competenti potranno presumere la presenza di un lavoro da dipendente e non più da autonomo. Toccherà poi dunque alla piattaforma riuscire a confutare o meno questa presunzione di dipendenza. In pratica toccherà al datore di lavoro dimostrare che quel rapporto di lavoro del rider in questione non è un rapporto di lavoro subordinato.