Il gruppo della grande distribuzione di Spinea, comprendente supermercati come Pam e Panorama, ha deciso di interrompere i contratti con le ditte e le imprese che si occupavano della sanificazione e della pulizia dei loro stabili, assegnando il compito agli stessi dipendenti che si occupano di maneggiare gli alimenti, riempire gli scaffali e seguire le casse.
Insomma, prima di affettare il prosciutto o sistemare il nuovo carico di biscotti bisogna prendere scopa e mocio e fare pulito il locale: è ciò che accade da fine settembre, e che è culminato con l’organizzazione di uno sciopero dei settemila dipendenti Pam e Panorama davanti al ministero dello Sviluppo Economico a Roma, previsto per mercoledì 24 novembre. E i sindacati, com’era prevedibile, sono furiosi: “Togliere le imprese di pulizie in piena pandemia fa capire quanta attenzione c’è per la sicurezza”, ha dichiarato Gennaro Strazzullo, segretario UILTuCS (il sindacato di categoria della UIL che rappresenta i lavoratori del terziario, turismo, commercio e servizi). “Hanno perso il posto le addette alle pulizie, i dipendenti interni sono stati demansionati a lavare i pavimenti, e non abbiamo idea del piano commerciale. Comprimono i costi ma l’alimentare ha fatto profitti enormi durante la pandemia”.
D’altro canto, Pam Panorama si dice disponibile al confronto e al dialogo con le organizzazioni sindacali, ma sostiene anche che la decisione è stata presa e tornare indietro non è un opzione. L’azienda, infatti, spiega che lo scioglimento dei contratti con le imprese di pulizia è un passo verso l’obiettivo di internalizzare funzioni che erano, per l’appunto, affidate a imprese esterne. Ai dipendenti sono stati messi a disposizione dispositivi adatti al compimento delle loro nuove mansioni, tra cui anche “robot autopulenti”.