La produzione italiana di riso è di 1.580.000 tonnellate all’anno, cosa che fa di noi il primo Paese produttore in Europa. Le 4300 aziende e le 100 industrie italiane generano un volume d’affari di circa un miliardo di euro.
Ieri l’Unione Europea ha riconosciuto “i danni economici al settore del riso in Europa” che derivano dalle importazioni “a dazio zero” di Paesi come Cambogia e Birmania.
[Cosa sta succedendo al riso italiano]
Il regolamento europeo permette ai 49 prodotti dei Paesi meno sviluppati al mondo un accesso privilegiato ai mercati europei, a dazi zero, appunto. Il risultato è che dal 2012 al 2017 la quantità di riso proveniente dalla Cambogia, tanto per fare un esempio, è cresciuta del 822%, passando da 27mila a 249mila tonnellate.
Ma viste le ripetute violazioni dei diritti umani riguardanti il settore agricolo in Cambogia e Birmania, dove il riso viene raccolto anche nei campi della minoranza Rohingya costretta a fuggire a causa di una violenta repressione, i due Paesi asiatici rischiano di vedere soppresse del tutto le agevolazioni.
L’Italia ha richiesto l’attivazione della clausola di salvaguardia nei loro confronti fin dal 24 novembre 2017, richiesta alla quale si sono aggiunti altri Paesi europei. Nella serata dell’altro ieri, la Commissione Europea ha comunicato la sua volontà di ripristinare i dazi per i prossimi tre anni a 175 euro ogni tonnellata, cominciando dal 2019.
Oltre alla necessità umanitaria, c’è quella di fermare la concorrenza sleale che ha messo in difficoltà centinaia di aziende anche italiane. Tra settembre 2017 e luglio 2018, infatti, le importazioni europee di riso dalla Birmania sono aumentate del 66%.
[Crediti | Repubblica]