La notizia che Straberry, startup lombarda che vende frutti di bosco biologici, è finita sotto sequestro per sfruttamento torna ad arricchirsi di nuovi, inquietanti, dettagli grazie alla intercettazioni della Guardia di Finanza.
Il titolare Guglielmo Stagno D’Alcontres rivela al Corriere: “[…]Lavori male non ti chiamo, lavori bene ti chiamo […] Con loro (riferendosi ai braccianti, durante un’intercettazione della Guardia di Finanza ndr) devi lavorare in maniera tribale, come lavorano loro, tu devi fare il maschio dominante (ride), è quello il concetto, io con loro sono il maschio dominante”.
“Un quadro desolante – spiega Roberto Crepali, giudice per le indagini preliminari -, francamente degno di ben altra epoca e contesto, emerso dalle indagini […] denota una visione meramente economica del lavoratore, inteso come mezzo produttivo da “spremere” per conseguire un maggior margine di profitto”.
I primi a lanciare un grido di allarme rivolgendosi alla Guardia di Finanza i braccianti africani, reclutati grazie al passaparola nei centri di accoglienza e costretti – per mantenere il “posto” – a lavorare in condizioni disumane, a “resistere” per pochissimi euro all’ora. Senza un contratto, ovviamente.
Gli investigatori, intercettando le conversazioni telefoniche tra i dipendenti “fissi” e i consulenti di Straberry, scoprono inoltre che ai lavoratori vengono riconosciuti 4,5 euro all’ora, mentre il contratto nazionale prevede almeno 6,71 euro all’ora.
FONTE: Il Corriere della Sera