Una tazza di caffè a stelle e strisce costa in media la bellezza di cinque dollari – una simpatica cortesia del tasso di inflazione galoppante e della morsa della siccità: secondo i dati redatti dal gruppo NPD e citati dal Wall Street Journal, infatti, il prezzo di una singola tazza di caffè ha subito un aumento del 7,6% su base annua. Come dite? Non c’è problema, il caffè lo si può benissimo bere anche a casa? Vero, ma non pensate di poter comunque scampare dagli aumenti di prezzo. Secondo i dati del Dipartimento del Lavoro degli Stati Uniti, infatti, i prezzi sono aumentati del 20,3% rispetto all’anno precedente. In altre parole, per il portafoglio dei nostri amici d’oltreoceano non c’è tregua – non che dalle nostre parti la situazione sia migliore, beninteso.
Come accennato, tuttavia, nel caso del caffè non è solo l’inflazione a influenzarne i prezzi. In Brasile, il più grande esportatore al mondo, gli agricoltori hanno infatti dovuto fare i conti con l’alternarsi di siccità e gelo, che hanno danneggiato i raccolti fino a dimezzare – nel caso di alcune varietà – la produzione complessiva. Eppure, nonostante tutte queste difficoltà, le aziende del settore non stanno soffrendo il calo dei consumi: da Starbucks, ad esempio, i clienti continuano a comprare caffè da asporto nonostante le bevande costino circa il 5% in più rispetto all’anno scorso.
Addirittura, secondo un rapporto di Rabobank citato dal Journal, la spesa nei coffee shop è aumentata dell’1,9% a giugno rispetto allo stesso periodo del 2021: indizio che il caffè d’asporto sia diventato una sorta di lusso abbordabile che i consumatori ancora scelgono di concedersi, nonostante la necessità di stringere la cinghia.