Ci risiamo – Starbucks ha chiuso un altro locale negli Stati Uniti citando come motivo dei non meglio certificati “problemi di sicurezza”. I nostri lettori più attenti avranno senza ombra di dubbio notato che non si tratta certo della prima volta: negli ultimi mesi le chiusure “nascoste” dietro il problema della sicurezza sono aumentate fino a formare una piccola ondata nella terra a stelle e strisce. Il colosso del caffè, dal canto suo, rimane forte delle proprie politiche e continua a sostenere di controllare regolarmente i propri negozio chiudendoli “quando necessario”, in modo tale da assicurare che i dipendenti e i clienti possano godersi un ambiente sicuro.
Dietro quest’ultima chiusura, avvenuta in quel di Indianapolis, c’è una certa perplessità: sia gli imprenditori locali che le stesse forze di polizia, infatti, hanno detto di essere rimasti straniti dall’annuncio e hanno assicurato che l’area è di fatto sicura. “Non siamo stati informati di alcun tipo di problema di sicurezza” ha spiegato a tal proposito Phil Burton, comandante del distretto centrale del dipartimento di polizia metropolitana di Indianapolis, sottolineando come Starbucks nello specifico non avesse mai espresso particolari preoccupazioni o tentato di contattare le forze di polizia prima di annunciare la chiusura.
Una testimonianza che trova riscontro anche in quella dei commercianti vicini: Kim Nething, proprietaria del negozio di dolciumi Rocket Fizz che si trova a poche porte di distanza dal negozio Starbucks in questione, ha detto a Fox 59 che gli agenti di polizia vengono ogni mattina “solo per salutarci e vedere come stiamo”. In altre parole, la mossa dell’iconica sirena verde bosco ha fatto alzare qualche sopracciglio: che si tratti di un’operazione volta a proseguire la guerra contro i sindacati?