L’Africa è sull’orlo di una delle crisi alimentari più severe e complesse della sua storia. Numerosi stati africani si trovano infatti a faccia a faccia con i spaventosi connotati della carestia: la morsa della siccità e il susseguirsi di abbondanti inondazioni hanno letteralmente spazzato via i raccolti, costringendo decine di migliaia di persone ad abbandonare le proprie abitazioni. I rapporti delle autorità sanitarie indicano situazioni al limite del collasso soprattutto in Somalia, dove la crisi idrica è accompagnata da un netto aumento dei prezzi alimentari; Ciad, alle prese con gli eventi climatici più estremi degli ultimi trent’anni; e Kenya, dove i pastori sono costretti a vendere il bestiame debole ed emaciato. In questo contesto, un aiuto sostanziale arriverà nei prossimi tempi dagli Stati Uniti d’America, che hanno recentemente promesso l’investimento di 2,5 miliardi di dollari in assistenza alimentare.
Aiuti dalla Casa Bianca, ma non solo
L’annuncio è arrivato direttamente dal Presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che ha specificato come le risorse economiche di cui sopra saranno accuratamente declinate per l’assistenza e la sicurezza alimentare a medio e lungo termine. “Stiamo affrontando una crisi alimentare globale” ha commentato a tal proposito il numero uno della Casa Bianca durante l’ultimo giorno di un vertice di tre tenutosi in quel di Washington in compagnia dei leader di 49 Paesi africani e la stessa African Union. “Ma da nessuna parte si sente più acutamente che nel continente africano”.
“Oggi, la carestia attanaglia ancora una volta il Corno d’Africa” ha poi proseguito. “Gli alti prezzi dei prodotti alimentari e le elevate barriere commerciali stanno mettendo a dura prova le vite e i mezzi di sussistenza di milioni di persone in tutto il continente”. L’esempio del Corno è assolutamente azzeccato: l’intera regione sta sanguinando copiosamente, con il numero di persone a rischio fame salito a ben 22 milioni di individui.
Tra gli elementi che hanno determinato una crisi così acuta c’è senza ombra di dubbio il già citato cambiamento climatico, ma hanno giocato ruoli determinanti anche il protrarsi di conflitti civili e la recessione economica legata all’imperversare della pandemia da Covid-19 e, più recentemente, dalle conseguenze dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
A proposito di Kiev e Mosca, gli aiuti umanitari non arrivano solamente dalla terra a stelle e strisce: a una manciata di giorni dalla proroga del cosiddetto accordo per il grano, che nel corso degli ultimi mesi ha permesso all’Ucraina di ripristinare l’export attraverso il Mar Nero; è stato trovato un accordo per inviare del grano e altre derrate alimentari in maniera gratuita agli stessi Paesi africani.