A causa del Coronavirus, Starbucks prevede un calo delle vendite del -50% in Cina. I dati parlano chiaro: a febbraio le vendite nei locali aperti da almeno 13 mesi in Cina sono diminuite del 78% rispetto all’anno precedente a causa della chiusura temporanea dei punti vendita, della riduzione delle ore di apertura e di un forte calo nell’afflusso dei clienti.
A rivelare questi numeri sono stati Kevin Johnson, CEO di Starbucks e Patrick Grismer, direttore finanziario. Questo blocco ha fatto sì che Starbucks dovesse rivedere in modo significativo le sue prospettive per il primo trimestre dell’anno. Prima dello scoppio dell’epidemia, la società prevedeva un incremento del 3% nelle vendite. Adesso, invece, stima un calo del 50%, cosa che potrebbe provocare un ritardo nell’apertura di nuovi locali nel paese.
Se ricordate Starbucks a febbraio ha chiuso circa l’80% delle sue sedi cinesi. Da allora ha riaperto la maggior parte di esse: al momento più del 90% dei negozi Starbucks in Cina sono aperti al pubblico. Ma le cose sono lungi dall’essere tornate alla normalità: gli orari sono ancora ridotti e i posti a sedere sono limitati per cercare di mantenere i clienti a distanza. Alcuni locali, poi, offrono solo il servizio di consegna.
L’azienda prevede che il 95% dei negozi verrà aperto entro la fine del secondo trimestre, ma sempre con questi servizi limitati. Starbucks, infatti, sta mantenendo attive tutte le misure atte ad arginare la diffusione del virus. I dipendenti indossano le mascherine e vengono sottoposti a quotidiani controlli della temperatura corporea. Inoltre evitano di toccare i clienti usando il servizio Contactless.
[Crediti | CNN]