Un punto di svolta? Difficile a dirsi. Quel che è certo è che la scelta di Howard Schultz, CEO ad interim e fondatore di Starbucks, di accettare di testimoniare davanti a una commissione del Senato degli Stati Uniti che lo interrogherà circa la ormai storica – ma forse ci potremmo azzardare a un “biblica”, considerando le dimensioni che sta prendendo l’intera questione – diatriba con i sindacati. Un duello combattuto senza esclusioni di colpi con operazioni di sabotaggio, scioperi organizzati e licenziamenti illegittimi e che ha attirato l’attenzione del Comitato per la salute, l’istruzione, il lavoro e le pensioni del Senato, che interrogherà Schultz il 29 marzo circa l’effettiva conformità della sua azienda rispetto alle norme che regolano il diritto al lavoro.
Starbucks e il duello con i sindacati: una questione (ormai) nazionale
È bene notare che non è affatto la prima volta che Schultz viene invitato a testimoniare davanti a una commissione del Senato: il CEO del colosso a stelle e strisce aveva infatti precedentemente rifiutato un invito promosso da undici senatori per la stessa questione, e i media d’Oltreoceano ipotizzano che a spingerlo ad accettare sia stata l’intenzione del Comitato Democratico di emettere l’emissione di un mandato per costringerlo ad apparire dinanzi alla commissione. In altre parole, Schultz avrebbe semplicemente giocato d’anticipo in modo da evitare un’evocazione forzata.
Come brevemente accennato, l’accusa che grava su Starbucks è quella di aver risposto al movimento sindacale con rappresaglie eccessivamente aggressive e in alcuni casi illegali, compreso il licenziamento di dipendenti favorevoli alla sindacalizzazione e la chiusura di punti vendita poco dopo che questi avevano aderito al movimento.
“Nonostante il fatto che oltre 280 caffetterie Starbucks abbiano votato con successo per formare un sindacato nell’ultimo anno, Starbucks si è rifiutata di negoziare in buona fede per firmare un unico primo contratto con i propri dipendenti” ha commentato il senatore Bernie Sanders, già intervenuto in passato per invitare Schultz (e la sua azienda, naturalmente) a rispettare la legge e fermare le rappresaglie anti-sindacali.
Sanders ha per di più affermato che il National Labour Relations Board degli Stati Uniti ha emesso più di 80 denunce contro Starbucks per aver violato la legge federale sul lavoro, e sottolineato che un giudice di diritto amministrativo di New York ha stabilito che la società si è impegnata in “cattiva condotta eclatante e diffusa” nella sua opposizione alla campagna di organizzazione sindacale.
Schultz, dal canto suo, pare abbia in programma di basare il proprio intervento illustrando il modo in cui Starbucks ha guidato l’industria verso salari più alti e vantaggi migliori per i dipendenti; e ha anticipato di voler discutere di “chi siamo come azienda e cosa rappresentiamo”.