I dipendenti di Starbucks chiedono a gran voce di chiudere temporaneamente per il Coronavirus. Esattamente come successo qui da noi in Italia (e prima ancora in Cina), anche negli Stati Uniti il governo sta prendendo in considerazione l’idea di chiudere tutti i servizi tranne quelli essenziali.
I dipendenti di Starbucks, però, non ritengono di essere un servizio essenziale e hanno realizzato una petizione che conta più di 20.000 firme: chiudiamo tutto temporaneamente perché sia i clienti che i parner sono a rischio di contagio e diffusione del virus.
La petizione è stata lanciata da Aniya Johnson di Philadelphia. La donna ha spiegato che non esiste una scelta facile: o vai a lavorare o niente stipendio. Molte persone non possono permettersi di perdere la paga perché hanno figli, persone care o anziane o semplicemente devono pagare le bollette. Tuttavia lei e gli altri dipendenti chiedono che venga sospeso il lavoro, mantenendo però il pagamento degli stipendi.
In realtà Starbucks offre già dei piani di congedo per malattia con premi più alti in caso di infezione da Sars-Cov-2. Oltre ad avere il congedo base per malattia retribuito, adesso si offrono ulteriori 14 giorni per chiunque abbia una diagnosi di Covid-19 o sia stato a contatto prolungato con qualcuno positivo. Ma c’è un problema: negli Stati Uniti è incredibilmente difficile sottoporsi al test per la Covid-19, è quasi impossibile ottenere una diagnosi in tal senso o sapere se si è stati vicini a qualcuno che ce l’ha.
Mentre Rossann Williams, vicepresidente esecutivo di Starbucks, in una lettera ha scritto che non bisognerebbe mai dover scegliere fra lavoro e salute, ecco che i dipendenti sostengono che si stia imponendo loro di fare proprio questo. E mentre la catena rivale Blue Bottle ha deciso di chiudere tutto, la tesi dei dipendenti di Starbucks di non essere un servizio essenziale si scontra con quella diametralmente opposta di McDonald’s e Burger King: i due colossi del fast food, infatti, stanno cercando di convincere Donald Trump che loro forniscono un servizio essenziale garantendo la fornitura di cibo fresco ai cittadini.
In effetti, in Cina durante la fase critica anche McDonald’s, Burger King e Starbucks avevano chiuso i locali, salvo poi riaprirli, ma cambiando leggermente le modalità di servizio: avevano infatti implementato le consegne a domicilio “contactless”, cioè senza contatto con gli operatori, si privilegiava il drive-thru e anche nei locali evitavano la consegna diretta dei prodotti in modo da evitare i contatti fra dipendenti e clienti.
[Crediti | Eater]