Niente: a Starbucks questa cosa dei sindacati proprio non va giù. O meglio: forze non va giù al CEO Howard Schultz, appena reintegrato. Pare, infatti, che per cercare di dissuadere i suoi dipendenti a iscriversi ai sindacati, Starbucks stia pensando di rivedere il suo programma di benefit per i lavoratori, concedendo vantaggi solamente ai lavoratori non iscritti ai sindacati.
C’è solo da capire come pensi di poter attuare questa strategia Starbucks visto che sarebbe un tantino illegale estendere solo unilateralmente questi benefit. Il CEO, infatti, ha parlato di un prossimo programma di benefit migliorati, ma destinati solamente a chi non ha votato a favore dei sindacati: costoro, infatti, non sarebbero idonei, sempre secondo il CEO, a ricevere questi vantaggi.
Secondo le norme che regolano il diritto al lavoro, i datori di lavoro devono contrattare con il sindacato che rappresenta i lavoratori quando si tratta di applicare modifiche alla retribuzione, ai benefit o altri termini inerenti il loro lavoro. Tuttavia le aziende possono chiedere ai dipendenti iscritti ai sindacati se vogliano o meno benefit aggiuntivi.
Per esempio, le compagnie aree americane che sono fortemente sindacalizzate, hanno offerto ai dipendenti iscritti ai sindacati bonus o compensi extra per aiutare a causa della carenza di personale, incentivi che esulano dalle normali negoziazioni contrattuali.
Tuttavia Schultz sta seriamente pensando di annunciare nuovi vantaggi che vadano, però, a frenare questa forte spinta alla sindacalizzazione che sta imperversando nei locali Starbucks.
Il tutto mentre Workers United lamenta il fatto che Starbucks stia facendo di tutto per bloccare i sindacati, denunciando il licenziamento di sindacalisti, la riduzione dell’orario di lavoro dei dipendenti nelle sedi sindacalizzate e altre forme di ritorsione. Con tanto poi di denunce da parte dei lavoratori licenziati per tali motivi.