Niente più “porte aperte” da Starbucks. Dal 27 gennaio, la catena di caffè della sirena implementerà un nuovo codice di condotta per la clientela, la cui principale novità sarà la consumazione obbligatoria. Potrà sembrare normale in Italia, dove il concetto di “terzo luogo” (chiariamo meglio a breve) ha un’accezione diversa, ma negli Stati Uniti e non solo rilassarsi in un caffè senza dover necessariamente acquistare è la normalità. Che impatto avrà la nuova policy sui consumatori?
Starbucks chiude le porte
Solo a settembre Starbucks aveva rivoluzionato il suo assetto, con l’insediamento di un nuovo AD e la missione di tornare al suo ruolo di “terzo luogo”. Accennavamo a questo concetto già prima: parliamo di “third place” in inglese, ovvero di un posto che non è né casa né lavoro, dove la gente può riunirsi per rilassarsi e chiacchierare. Un’usanza comune anche in Italia, sicuramente, ma di certo non senza consumare; cosa invece non così rara in altre parti del mondo. Starbucks, che finora ha incarnato alla perfezione questa idea, cambia direzione e da lunedì prossimo chiude le porte a chi non è disposto ad acquistare un prodotto per poter usufruire dei suoi spazi.
Il cambiamento, come spiega la stessa azienda, è frutto della volontà di proteggere il personale e la stessa clientela, creando un ambiente sicuro e confortevole. Tra le regole del nuovo codice di condotta, infatti, figura non solo l’obbligatorietà della consumazione, ma anche il divieto di molestare o discriminare altre persone, bere alcol all’esterno, fumare (anche sigarette elettroniche), drogarsi e chiedere l’elemosina.
Il fatto che molte di queste richieste sembrino abbastanza ovvie ci fa riflettere sulla reale necessità di metterle nero su bianco. Negli scorsi anni, diversi store di Starbucks del Paese a stelle e strisce sono stati costretti a chiudere per problemi legati a quelli menzionati poc’anzi. Non resta che chiederci se questa mossa non allontanerà buona parte dei frequentatori del caffè – ma d’altronde sembra essere proprio questo l’obiettivo.