Può bastare un dollaro in più per innescare la rabbia dei clienti? Beh, lo scopriremo a breve. Starbucks ha di fatto appena annunciato che andrà ad addebitare un dollaro in più ai clienti che ordineranno uno dei loro drink Refresha senza acqua, e a quanto pare i dipendenti del colosso del caffè già tremano all’idea di comunicarlo ai loro clienti. Ma prima di buttarci in questo nuovo dramma sociale a stelle e strisce meglio mettere i puntini sulle i: è bene notare, infatti, che la richiesta di avere un drink Refresha senza acqua comporta una personalizzazione che aumenta i costi di produzione; e pertanto dal punto di vista dell’azienda un aumento di prezzo è più che legittimo.
Starbucks e il dollaro di troppo: nuove proteste all’orizzonte?
Insomma, capirete che la loro logica fila perfettamente. “A partire dal 9 maggio ci sarà un costo aggiuntivo di un dollaro per i drink Starbucks Refresha personalizzati senza acqua, poiché questa personalizzazione richiede ingredienti extra” si legge a tal proposito in una dichiarazione emessa dalla società stessa. “Questo cambiamento ci consente di fornire un approccio più coerente alla personalizzazione, simile ad altre personalizzazioni di bevande come l’aggiunta di un espresso o di uno sciroppo che comportano un costo aggiuntivo”.
Viene da immaginare che la decisione sia stata presa dopo aver assistito a un aumento del numero di ordini di tali prodotti senza acqua, che ha lentamente ma costantemente eroso i margini di profitto fino a spingere i piani alti ad agire. Lo ripetiamo – condivisibile o meno, si tratta di cristallina logica aziendale. Prima ancora dei clienti, tuttavia, a organizzare un fronte di protesta sono stati gli stessi dipendenti di Starbucks, che temono la rabbia dei consumatori.
Difficile biasimarli, in realtà. I social media sono già stati invasi dalle lamentele dei clienti: “Un’azienda così grande, che vale miliardi di dollari e ancora aumenta i prezzi” ha commentato su TikTok una ragazza di nome Rayah. “Basta, le bevande di Starbucks sono già carissime” ha detto un altro; “Non ordinerò mai più un Refresha” scrive un altro ancora.
In questo coro di indignazione, tuttavia, c’è chi si preoccupa per i dipendenti (sarà un lavoratore in incognito?): “Avete ragione, ma non arrabbiatevi con i dipendenti, non è colpo loro”. Staremo a vedere, in altre parole, se il dollaro di troppo andrà ad aggiungersi al mosaico di tensioni che stringono Starbucks – un mosaico che già vanta l’effetto lassativo del nuovo caffè all’olio di oliva e il conflitto con i sindacati.