Anche Starbucks alla fine ha deciso di chiudere temporaneamente i suoi store in Russia. Esattamente come fatto da McDonald’s, il colosso ha tirato giù le serrande dei suoi 130 locali sparsi nel paese.
McDonald’s ha subito parecchie pressioni per la chiusura: dopo essere stato criticato per non aver rilasciato dichiarazioni in merito sulla guerra, ecco che alla fine ha deciso di chiudere visto e considerato che è una presenza importante nel paese di Putin (McDonald’s ha in Russia circa 850 sedi, non proprio briciole).
Starbucks, a dire il vero, non ha una presenza così imponente: in Russia e Ucraina ha in totale 130 sedi, fra l’altro in franchise, quindi non gestite direttamente dalla sede centrale di Seattle. Secondo Andrew Charles, analista di Cowen, le sedi russe-ucraine forniscono a Starbucks meno dell’1% delle entrate globali.
Dopo aver dato la notizia della chiusura, il CEO Kevin Johnson ha spiegato che l’azienda avrebbe fornito supporto ai circa 2.000 dipendenti che vivono in Russia. Questa sospensione significa anche che verranno bloccate le spedizioni dei prodotti Starbucks nel paese, mentre i licenziatari dovranno tirare giù le serrande.
Lo scorso venerdì, poi, Johnson aveva condannato gli attacchi all’Ucraina, promettendo di donare i diritti d’autore delle sue attività russe alle associazioni umanitarie che si occupano di aiutare la nazione assediata. Queste le parole di Johnson: “Condanniamo gli attacchi immotivati, ingiusti e orribili contro l’Ucraina da parte della Russia. Il nostro cuore va a tutte le persone colpite”.