La quasi totalità degli italiani (il 96%, a essere precisi) dichiara con una certa sicurezza di avere una chiara percezione dello spreco alimentare globale, ma appena quattro su dieci confessano di conoscerne appieno la reale gravità. Si tratta di quanto emerso da una ricerca BVA-Doxa commissionata da Babaco Market, che sottolinea come, di fatto, esista un notevole divario tra la mera conoscenza del fenomeno e la piena comprensione della sua entità – tanto che un quarto degli italiani, sempre stando al rapporto in quesitone, non è nemmeno a conoscenza dell’impatto dello spreco alimentare sul cambiamento climatico.
Ciononostante le azioni “anti-spreco” intraprese dai consumatori del Belpaese sono piuttosto numerose: ad esempio, il 50% degli intervistati ha raccontato di acquistare online frutta e verdura esteticamente imperfetta (che nel Regno Unito ha cominciato ad apparire anche nei supermercati); mentre il 19% usufruisce di siti/app specializzate nella riduzione dello spreco. Si sottolinea, tuttavia, come l’obiettivo dell’Onu di dimezzare gli sprechi alimentari entro il 2030 sia stato giudicato come “realizzabile” da appena quattro persone su dieci, nonostante addirittura il 97% lo ritenga importante.
Si segnala, infine, che in Italia tra le maggiori cause dello spreco alimentare c’è la scarsa attenzione a consumare gli alimenti prima che scadano (54%), una conservazione poco adeguata nei punti vendita (33%), il fatto che si comprino troppi alimenti (21%) o in formati troppo grandi (19%) e, infine, perché si tende a cucinare cibo in eccesso (9%). Gli alimenti che finiscono più spesso nel cestino sono verdura (47%) e frutta (41%), seguite da pane fresco (29%), latticini (24%) e cipolle, aglio e tuberi (22%).