Si torna a parlare di spreco alimentare: pare che nel 2020 siano stati buttati via 27 kg di cibo a testa, per un valore complessivo di 6,4 miliardi di euro. In realtà è l’11,78% in meno rispetto al 2019, il che vuol dire che sono state salvate più di 200 tonnellate di cibo.
I dati sono stati analizzati da Waste Watcher International Observatory insieme all’Università di Bologna. Il report, che verrà presentato integralmente durante la Giornata Nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare il prossimo 5 febbraio, spiega che sprechiamo settimanalmente:
- 37 grammi di frutta fresca
- il 28% di verdura
- il 21% di insalata
- il 21% del pane fresco
- il 5% di cipolle, aglio e tuberi
Ci sono poi delle differenze a seconda dell’area geografica dell’Italia. Pare, infatti, che al Sud e nei piccoli centri si sprechi il 15% in più di avanzi e cibo. Il Nord spreca di meno (-8%), così come il centro (-7%).
Per questo motivo l’85% degli italiani chiede che sia resa obbligatoria una legge che imponga la donazione del cibo ritirato dalla vendita da supermercati e aziende, in modo che possa essere donato alle associazioni che si occupano delle persone bisognose.
Ma non finisce qui. Lo spreco alimentare in Italia vale 6 miliardi e 403 milioni di euro, arrivando a sfiorare i 10 miliardi di euro se si guarda all’intera filiera dello spreco (considerando anche perdite in campo, spreco nel commercio e nella distribuzione). In peso vogliono dire 1.661.107 tonnellate di cibo che nel 2020 sono andate sprecate in casa, cifra che arriva a 3.624.973 tonnellate se si aggiungono gli sprechi in filiera.