Tantissimo il cibo sprecato lungo tutta la filiera agroalimentare italiana: ogni anno vengono prodotti 5,6 milioni di alimenti in eccedenza.
Uno spreco alimentare che coinvolge tutto il processo, quindi dalla produzione fino alla distribuzione, settore della ristorazione compreso. Produttori, distributori e operatori delle ristorazione sono “causa” del 57% di questi sprechi, mentre il consumatore finale ne è per il restante 43%.
Una fotografia scattata dall’Istituto Green Bocconi per conto di Metro Italia, presentata ieri, 14 gennaio, alla Camera dei Deputati e basata su un campione di 1.131 consumatori. Dall’indagine risulta che sono più le donne ad avanzare il cibo rispetto agli uomini, mentre tra le varie fasce di età non ci sono differenze degne di nota.
“Secondo i risultati emersi dalla ricerca, che ha visto coinvolti e messo a confronto ristoratori e clienti in tutta Italia, si stima che nei ristoranti italiani si gettino tra i 3 e i 5 sacchi a settimana di rifiuti organici – ha spiegato a Il Sole 24 Ore Fabio Iraldo, docente all’Istituto di Management della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e direttore scientifico Istituto Green Università Bocconi – uno spreco percepito dai ristoratori, nell’84% dei casi, come un costo e/o una perdita, e che secondo l’89% dei consumatori finali incide negativamente sul conto presentato a fine pasto”.
Non mancano però le iniziative volte al contrasto di questo fenomeno, attivate da circa un terzo dei ristoratori del campione: minimizzare gli scarti in cucina, attrezzature per migliore conservazione dei cibi, ottimizzare gli acquisti, revisione del menù, possibilità di porzioni ridotte per li cliente e tanto, l’immancabile doggy bag e altro ancora.
La legge italiana si è pronunciato su questo argomento nel 2016, approvando la legge 166 chiamata “antisprechi”, la quale prevede ovviamente di ridurre il fenomeno promuovendo però allo stesso tempo azioni di redistribuzione delle eccedenze alimentari e farmaceutiche per fini solidali.