In Italia, ognuno di noi getta nella spazzatura circa 36 chilogrammi di cibo ogni anno. Numeri enormi, pari a un valore di 16 miliardi di euro secondo Coldiretti. Uno spreco alimentare che vede in testa frutta e verdura, poi il pane, le cipolle e l’aglio, il latte e lo yogurt, i formaggi, le salse e i sughi.
La settimana dell’alimentazione, lanciata anche su Twitter con l’hashtag #Roadtoworldfoodday in vista della Giornata Mondiale dell’Alimentazione il prossimo mercoledì 16 ottobre, si apre con il rapporto Sofa 2019 sullo Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura presentato da Fao (Food and Agricolture Organisation of The United Nations).
Fao lancia l’allarme sugli sprechi alimentari: dal campo agli scaffali perdiamo il 14% del cibo mondiale. L’obiettivo entro il 2030 è quello di ridurli e ottenere risultati più positivi sulla sostenibilità alimentare.
In Italia, è la Coldiretti a commentare il rapporto Fao sugli sprechi alimentari. Ogni anno, 36kg di cibo pro capite finiscono nella spazzatura. A livello nazionale, i dati più preoccupanti si registrano in ambito domestico dove avviene il 54% del totale degli sprechi alimentari. A seguire:
- la ristorazione con il 21%
- la distribuzione commerciale al 15%
- l’agricoltura all’8%
- la trasformazione per il 2%
Nonostante i comportamenti poco sostenibili derivanti, spesso, dall’incapacità di leggere bene le etichette alimentari o di non controllare la data di scadenza in fase di acquisto, o ancora di eccedere con i volumi della spesa con prodotti destinati al rapido deperimento, 1 italiano su 10, circa il 71%, ha già adottato strategie efficaci per contrastare lo spreco alimentare. Il riutilizzo degli avanzi in cucina per creare nuove ricette; la doggy bag, ovvero portare via dal ristorante il cibo che non si è consumato per mangiarlo nei giorni seguenti a casa; una spesa sempre più a chilometro zero, in piccole quantità e che mantenga una buona freschezza.
Dice Coldiretti circa il rapporto Sofa 2019 di Fao sullo Stato dell’alimentazione e dell’agricoltura: “Non si tratta solo di un problema etico, ma che determina anche effetti sul piano economico e ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti”.
Fonte: efanews.eu