A settembre si erano allontanati dai cliché rassicuranti delle famiglie in stile Mulino per riportare il Buondì Motta, la gloriosa brioche nata nel 1953, sulla bocca degli italiani.
E non solo a colazione.
Con Natale alle porte, i creativi di Saatchi & Saatchi (direttore creativo Agostino Toscana, regia di Jacopo Rondinelli) chiudono il cerchio applicando al nuovo spot lo stesso registro grottesco e paradossale capace di generare reazioni contrastanti, dal sorriso all’indignazione. Anche se questa volta più sorriso che indignazione.
Per cominciare sappiamo che la bambina degli spot precedenti non è morta sotto un asteroide come la madre, il padre, il postino, e come tutti ci auguravamo. Anzi sta benone e ancora sproloquia cantilenante, stavolta per “coniugare” eterni esclusi e sano buonismo natalizio. Che sembra essere il vero obiettivo del fantasioso spot congegnato dal trust di cervelli del marketing Motta.
[L’asteroide dello spot Buondì Motta ha colpito anche voi?]
[L’asteroide dello spot Buondì Motta colpisce anche il padre]
[Ai vegani lo spot del panettone Motta è piaciuto pochissimo]
A colpire nel segno è uno sgangherato (però magnifico) inno al Natale dal titolo “Come un Candito a Natale“, che evidentemente non è di Vincenzo Tiri (il pasticciere di Acerenza che fa il panettone più d’Italia) perché lo scartano tutti, anzi tuuutiii, alla cena della Vigilia, al pranzo di Natale e pure a Santo Stefano.
La long form dello spot del panettone Motta è memorabile, guardatela tutta, ricorda il periodo migliore degli Elio e le storie tese e fa strage di dogmi pubblicitari.
Mentre la pubblicità classica di 30 secondi celebra direttamente i “canditi inclusi”. Perché –accusa Motta– “li avete abbandonati sui tovaglioli, sui bordi dei piatti…ma questo Natale non riuscirete a scartare i canditi dal Panettone Motta Originale”.
[Crediti | Engage]