Spendiamo meno in beni alimentari e ristoranti: perché?

Uno studio ha sottolineato che tendiamo a spendere di meno in ristoranti e beni alimentari. Chissà come mai, difficile a dirsi, mumble mumble

Spendiamo meno in beni alimentari e ristoranti: perché?

Verrebbe da dire: “la scoperta dell’acqua calda”. Uno studio recente in pratica ha fatto la non scoperta del secolo: stiamo spendendo meno in beni alimentari e ristoranti. Oh, non l’avremmo mai detto, chissà mai quale potrà essere la causa di questa flessione delle spese. Abbiamo meno soldi? No, no, così è banale, non va bene. Meglio dire: gli italiani hanno modificato le loro abitudini di acquisto. Sì sì, così suona meglio.

Compriamo meno cibo e andiamo meno al ristorante

ristorante spagnolo

Lo studio è stato realizzato da Paolo Ciocca per conto di Bnl Bnp Paribas. Il suo scopo era quello di capire come siano cambiati i consumi degli italiani nel corso degli ultimi anni. Ebbene, nessuno si stupirà di scoprire che i tre anni di pandemia hanno profondamente modificato le abitudini dei consumatori. Molto sinteticamente, si è virato verso uno stile di vita domestico, consumando più beni e riducendo le spese per i servizi.

Il dato che maggiormente ci interessa è che gli italiani hanno ridotto i loro consumi di alimentari e non hanno aumentato le spese per la ristorazione (cosa che, invece, era accaduta in passato). Quindi compriamo meno cibo e andiamo meno al ristorante. Inoltre abbiamo anche ridotto gli acquisti di vestiario e calzature, aumentando però quelli per elettrodomestici (+30%), telefoni (+80%) e attrezzature fotografiche. Rimasto stabile, invece, il fatto che spendiamo meno per libri e istruzione di quanto spendiamo per telefoni e accessori e prodotti per la cura della persona. Il che è abbastanza desolante.

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Secondo lo studio, la causa di tutto ciò è la pandemia. Dopo tre anni di restrizioni, gli italiani sono meno propensi a dedicarsi a forme di consumo inerenti la socialità, preferendo acquistare beni maggiormente adatti a uno stile di vita domestico.

Questo stile di vita è quello che l’Economist ha definito come tipico dell’“età del consumatore eremita”. E fin qui tutto ok. Ma non è che qualcosina c’entrano, forse, anche l’inflazione e i vari rincari a fronte di stipendi sempre uguali? Mi spiego: la gente va meno al ristorante perché dopo la pandemia si è abituata a uno stile di vita più casalingo. E potrebbe essere un motivo. Ma qualcuno ha provato a chiedere a tutti questi presunti “casalinghi” dell’ultimo minuto cosa farebbero se avessero più soldi per potersi permettere di andare al ristorante?

Perché magari, e dico solo magari, prima della pandemia, con quello che adesso spendiamo per una singola serata al ristorante, ecco che andavamo tre volte a cena fuori.