Un rapporto redatto dalla Ong Ecologistas en Acción ha preso in esame 197 comuni ispanici analizzandone la qualità dell’acqua, e scoperto un elevato grado di contaminazione da nitrati. I livelli più preoccupanti sono stati registrati soprattutto in prossimità dei piccoli centri abitati distribuiti nel vasto e remoto entroterra della Spagna, dove lo spopolamento e il fiorire di allevamenti intensivi vanno mano nella mano. Eh sì, perché stando alle conclusioni tratte dalla stessa Ong nella loro analisi, sarebbero proprio queste attività a essere responsabili dei livelli di nitrati in acqua – una tipologia di contaminazione che, stando al parere combinato delle autorità governative spagnole e dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, può essere considerata come altamente pericolosa per l’uomo.
Fertilizzanti, allevamenti intensivi e acqua sempre più contaminata
Il rapporto di Ecologistas en Acción, d’altronde, parla chiaro: la normale acqua di alimentazione contiene livelli di nitrati pari o superiori ai 50 mg per litro, abbondantemente al di sopra del livello che potrebbe classificarla come potabile. Come brevemente anticipato in apertura, tuttavia, gli analisti della Ong sono stati abili nel fare due più due e concludere che l’origine della contaminazione va di fatto ricercata negli allevamenti intensivi e nel massiccio impiego di fertilizzanti nell’agricoltura irrigua.
“Questo inquinamento idrico ha la sua origine nella proliferazione di macro-allevamenti intensivi e nell’uso massiccio di fertilizzanti azotati in agricoltura” si legge a tal proposito nel documento “soprattutto nell’irrigazione, che inoltre non smette di crescere, legalmente e illegalmente“. Il problema, come anticipato, riguarda soprattutto quei centri abitati che da anni sono “vittime” del fenomeno dello spopolamento: in questi comuni, sparpagliati nelle zone più remote dell’entroterra iberico, le mandrie di bestiame sono ben più numerose degli esseri umani.
Prendiamo l’esempio del comune di Almazán, che con circa 5400 abitanti rappresenta un paese di discrete dimensioni: la popolazione di maiali, da queste parti, supera i 120 mila capi. La situazione è ancora più sconcertante nei centri abitati più piccoli, come Puebla de la Reina che conta appena 710 abitanti ma oltre 876 mila capi di bestiame.
“Non è esattamente attraente vivere in una città dove nemmeno l’acqua del rubinetto può essere bevuta o usata per cucinare” hanno sottolineato a tal proposito gli attivisti. Come dar loro torto? Lo spopolamento rurale è un fenomeno già abbastanza accentuato senza considerare l’acqua avvelenata. L’Ong ha naturalmente provveduto a contattare le autorità competenti, come il Ministero della Transizione Ecologica e della Sfida Demografica, affinché queste possano adottare le misure necessarie per correggere la situazione attuale magari interrompendo lo sviluppo di nuove strutture destinate all’allevamento intensivo e limitando l’utilizzo di fertilizzanti azotati nei sistemi di irrigazione.
Se le proposte di Ecologistas en Acción dovessero essere accolte, la Spagna potrebbe di fatto unirsi alla schiera di Paesi che si sono già attivati per tamponare i danni ambientali causati dagli allevamenti intensivi: pensiamo al caso dell’Olanda, che ha proposto loro un vero e proprio ultimatum; o alla Nuova Zelanda, che ha tassato le loro emissioni con quella che è passata alla storia come la “tassa sui rutti“.