Per fare fronte alla domanda crescente di pesce, un’azienda spagnola ha annunciato di voler avviare il primo allevamento commerciale di polpi. Gli scienziati tuttavia, per ragioni etiche e per il rischio ambientale che comporta, scoraggiano fortemente questo tipo di acquacoltura.
L’allevamento di polpi sarebbe «un unicum a livello globale» secondo Roberto Romero, direttore dell’unità acquacoltura per l’azienda spagnola Nueva Pescanova che ha previsto un investimento da 65 milioni per il nuovo progetto.
Si tratterebbe in effetti di un primo caso a livello internazionale poiché tutti i tentativi passati di allevare i polpi sono falliti miseramente. Gli animali in vasca infatti tendono a morire precocemente e a diventare molto aggressivi fino a cannibalizzarsi. Sono proprio queste le evidenze che hanno portato gli scienziati a schierarsi contro l’acquacoltura di questi animali che più ricerche scientifiche hanno provato essere intelligenti e capaci di provare molta sofferenza in cattività.
Nonostante Nueva Pescanova assicuri che il benessere animale verrà salvaguardato, i dubbi rimangono. Anche sul fronte della sostenibilità c’è chi solleva l’annoso problema dei mangimi.
Dati del WWF infatti attestano che almeno un terzo del pescato mondiale è destinato ai mangimi per l’allevamento di altri pesci, contribuendo dunque in modo significativo allo sfruttamento dei mari (overfishing) rendendo l’acquacoltura una soluzione non propriamente sostenibile.
Al momento Nueva Pescanova sta svolgendo delle ricerche presso un centro in Galizia dove si escogita il metodo migliore per raggiungere obiettivi di produzione molto ambiziosi. Stiamo parlando infatti di almeno 3000 tonnellate all’anno di polpi entro il 2026, auspica l’azienda.
Stando ai dati della FAO, nel settore si fanno affari d’oro. La domanda di polpi infatti è esplosa negli ultimi anni passando dal 2010 al 2019 da 1,3 miliardi di dollari ad un mercato che ne vale 2,7.