Dovrebbero essere più nutrienti, più gustosi e naturalmente più sani. Invece gli spaghetti integrali, secondo la rivista tedesca Öko-Test, possono nascondere micotossine e pesticidi e altre sostanze nocive, tanto da superare in alcuni casi la dose giornaliera tollerabile. Ecco la lista delle peggiori marche, tra cui spiccano anche alcune italiane.
Erano uno tra i pasti preferiti di chi ama mangiare sano, senza rinunciare al gusto: la pasta integrale, ricca di fibre e con un tasso quattro volte superiore di minerali, che la rendevano un’ottima fonte di ferro, magnesio, zinco e vitamine del gruppo B, rispetto alla pasta derivata da farine trattate. Ma affinché la pasta integrale sia davvero sana, dovrebbe essere priva di sostanze nocive, come metalli pesanti. L’ultimo numero di Öko-Test ha dimostrato che con un’analisi fatta su 20 diverse marche di spaghetti integrali, sia convenzionali sia biologici, poco più della metà degli spaghetti integrali testati ha un problema di micotossine.
Il peggiore del test è risultato essere proprio un marchio italiano, il marchio Buitoni, l’unico in cui è stata riscontrata persino la presenza di pesticidi. Si tratta in particolare di cipermetrina e pirimifosmetile e i livelli sono ben al di sotto dei limiti consentiti, di particolare interesse far notare che sono tra l’altro estremamente tossici per le api. Ma oltre a questo pesticida, sono state trovate anche alcune micotossine presenti nelle muffe, come la T2 e la HT2. Anche queste sono state trovate in alte concentrazioni, tanto da superare la dose giornaliera tollerabile, così come è stato riscontrato negli spaghetti dei marchi Newlat, Alnatura, Aldi Sud e BioZentrale.
Si tratta di sostanze che possono danneggiare le cellule del sangue e il sistema immunitario. Solo di recente, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) ha rivalutato i controlli in merito a queste tossine, sulla base di nuovi dati che, tra l’altro, sono abbastanza stabili e dunque difficilmente vengono distrutte con la cottura.
Come spiega Öko-Test, le tossine T2 e HT2 provengono dal grano in quanto le muffe che le producono si trovano principalmente negli strati esterni del chicco. I prodotti integrali come la pasta possono quindi essere, in linea di principio, più contaminati dei prodotti a base di farina raffinata.
Purtroppo, anche un’altra nota marca italiana strappa un voto soltanto “soddisfacente”: Barilla. Negli spaghetti di questo marchio sono state trovate sempre concentrazioni significative di T2 e HT2, che rischiano di far superare la metà della dose tollerabile di queste micotossine con una porzione di pasta da 125 grammi. La stessa situazione è stata riscontrata negli spaghetti a marchio Tegut e nei quattro biologici Rila, Denree, Rapunzel e Rewe. Soltanto in una marca sono state trovate tracce di metalli pesanti, come cadmio o nichel e quantità infinitesimali di olio minerale, ovvero negli spaghetti integrali della Riesa.
Dunque, anche il biologico non è esente dal problema micotossine. Anche se gli unici marchi che hanno superato le aspettative, ottenendo il massimo dei voti, sono tutti 8 spaghetti integrali biologici. Tra i virtuosi, si annovera una marca acquistabile al Lidl, la Combino Bio.
[ Fonte: Öko test ]