Solo la metà degli italiani bada alla sostenibilità alimentare al momento della spesa, e ancora meno sono disposti a pagare un qualcosa in più per un prodotto sostenibile. Lo rivela l’ultima ricerca del centro studi Nomisma, pubblicata il 14 settembre in occasione di un webinar che discuteva il contributo della filiera agroalimentare agli attuali obiettivi climatici.
Partiamo però dai dati positivi, per indorare un poco la pillola. A parole è innegabile che gli italiani hanno a cuore la salute del pianeta: ben l’87% considera la situazione ambientale come “molto grave”, e 7 su 10 sono convinti di poter avere un grande impatto individuale per salvaguardare l’ambiente. Secondo i dati di Nomisma, inoltre, i fattori che per i consumatori del Bel Paese rendono un prodotto sostenibile sono il metodo di produzione (33%), il packaging (33%), l’origine e la filiera (21%). Sono ben pochi, invece, quelli che hanno un occhio di riguardo per la responsabilità etica e sociale: solo il 9%.
Più della metà degli italiani (il 57%) sono molto attenti all’imballaggio, e dichiarano che nel 2021 ha acquistato prodotti di una marca diversa da quella abitudinaria a causa di un packaging più sostenibile. L’imballaggio green, per di più, è indicato come la prima mossa che si aspettano dall’industria agroalimentare per tutelare il nostro pianeta.
Ottimi numeri e percentuali che fanno ben sperare, ma che purtroppo non si traducono nella concretezza. Soltanto il 52% dei consumatori italiani, infatti, adotta con regolarità comportamenti di acquisto sostenibili, e solo il 46% è disposto a pagare qualcosa di più per comprare un prodotto alimentare più green. A farla da padrone sono le severe condizioni economiche da post pandemia: la convenienza è stata indicata come criterio di scelta più influente al momento della spesa (41%), seguita a poco dalla italianità del prodotto (40%). La sostenibilità (32%) si piazza al terzo posto, ma risulta ben distaccata dalle prime due posizioni.