Sorbillo contro Sorbillo. Gino Sorbillo, che a Napoli, ma anche nel mondo, è sinonimo di vera pizza napoletana, ha scelto le vie legali in una disputa della pizza che lo vede contrapporsi a un altro Sorbillo, e precisamente a suo cugino Luciano.
Come riferisce il Corriere, anche Luciano è pizzaiolo, nonché titolare legittimo del celebre cognome, che sta utilizzando per una nuova pizzeria aperta nella centrale Via Depretis, sempre a Napoli.
E proprio a causa di questo nuovo locale, Gino ha pensato bene di rivolgersi al giudice per impedire, tramite la richiesta di un provvedimento di sospensione, che la pizzeria del cugino concorrente spendesse quel cognome, ormai un vero e proprio marchio di fabbrica di cui evidentemente si ritiene l’unico e legittimo depositario:
“Mi è dispiaciuto arrivare a questo punto –dice Gino Sorbillo– ma dopo vent’anni impegnati a difendere e valorizzare la tradizione di famiglia, ho dovuto tutelare i diritti miei e di mio fratello Toto”.
La richiesta è stata accolta dal giudice con provvedimento d’urgenza.
Del resto, secondo Gino, “Sorbillo” è oggi un marchio, la cui crescita internazionale si deve a lui e ad anni di lavoro e iniziative tese alla diffusione.
Sua infatti è la pizza contro Higuain che fece quando il giocatore decise di passare dal Napoli alla Juve; sua è quella contro il Gambero Rosso, quando nel 2012 assegnò il titolo di miglior pizza d’Italia a una pizzeria non campana bensì di Vicenza.
E sempre di Gino sono le “marinare” e le “bufaline” contro i biechi nordisti della Lega, senza dimenticare la visibilità assicurata dai cameo a “La prova del cuoco” con Antonella Clerici.
Ma nonostante la frenetica attività di Gino e le sue rivendicazioni sull’utilizzo del famoso cognome, la soluzione della questione sembra tutt’altro che semplice.
Il “marchio” Sorbillo, infatti, nasce nei lontani anni ’30, quando Luigi Sorbillo e sua moglie Caterina aprirono una pizzeria. Dalla loro unione nacquero ben 21 figli, e tra questi alcuni che seguirono le orme del padre aprendo nuove pizzerie.
Tra loro c’era anche Rodolfo, padre di Luciano –il cugino contro cui Gino Sorbillo si è ora rivolto al Tribunale– che fu colui che, negli anni ’50 inventò la pizza con il cornicione ripieno di ricotta. A dimostrazione che la pizza è sempre stata nel DNA dei Sorbillo, tutti.
Contro il provvedimento di sospensione richiesto da Gino Sorbillo, gli avvocati del cugino Luciano hanno fatto prontamente ricorso, sostenendo come già dal 2007 Luciano avesse ripreso l’attività di pizzaiolo, che già fu del padre e del nonno, con una pizzeria in Via dei Tribunali, sempre spendendo il cognome Sorbillo, e contro la quale il cugino Gino non ha oltretutto mai intrapreso alcuna azione legale.
Non solo: gli avvocati di Luciano contestano al più famoso cugino il fatto che dopo la morte di Zia Esterina, una dei 21 figli del capostipite, Gino si sia praticamente “impadronito” del nome, utilizzandolo per il marchio “Antica pizza fritta Zia Esterina” – con svariati punti vendita al Vomero, ma anche a Milano e da qualche giorno a New York – nonostante il nipote prediletto fosse, a loro dire, proprio Luciano.
In realtà, sono molti i cugini Sorbillo che hanno aperto una regolare attività di pizzeria –come ad esempio Carolina, sorella di Luciano, che ha una pizzeria vicina a quella di Gino, in via Dei Tribunali, oltre che a Venezia e anche in Brasile– tanto che al momento in Campania ci sono almeno quattro marchi registrati con nome “Sorbillo”.
Ma nonostante questo –continuano gli avvocati– nessuna confusione può generarsi tra le diverse attività, in quanto oltre al cognome della discordia è sempre indicato anche il nome proprio del titolare.
Ma gli avvocati di Gino Sorbillo non ci stanno: i cugini usurpatori –secondo la loro versione– erano tutti impegnati in altri mestieri, piuttosto che a impastare pizze, e solo quando la visibilità del nome Sorbillo è arrivata alla stelle grazie all’impegno del loro assistito, Gino, sono saliti sul carro del vincitore approfittando di una sorta di “rendita di posizione” regalata loro dal celebre cugino.
Una lotta che si preannuncia quindi lunga e dura, a suon di margherite e carte bollate.
[Crediti | Link: Il Corriere]