Slow Food non ci sta: per lui l’accordo stipulato fra Coldiretti e McDonald’s non valorizza il Made in Italy, non importa quanti pomodori di Pachino il colosso del fast food impieghi nel suo menu. Slow Food si riferisce direttamente alle affermazioni rilasciate da Ettore Prandini, presidente nazionale di Coldiretti, durante il lancio della campagna promozionale “I’m lovin’ it Italy” di McDonald’s.
Slow Food non è convinto dell’accordo fra McDonald’s e Coldiretti
Secondo quanto riferito dall’Ansa, Slow Food ha spiegato che non possono condividere le parole di Ettore Prandini e Coldiretti. Questo accordo fra la principale organizzazione agricola italiana e la più grande catena mondiale di ristoranti di fast food ha sì una valenza commerciale importante e può aiutare economicamente la realtà produttiva soprattutto in questo momento di crisi economica, ma non può essere fatto passare come se fosse un’operazione culturale e sociale.
Questa collaborazione, infatti, non porta all’eccellenza, alla valorizzazione della biodiversità, alla sostenibilità e al benessere animale tipici del Made in Italy.
Che tradotto vuol dire: nel menu di McDonald’s puoi metterci tutti gli ingredienti Made in Italy che vuoi, ma questo non trasforma McDonald’s in un fautore del Made in Italy.
Ettore Prandini, parlando dell’accordo, aveva sottolineato come McDonald’s, nel corso degli anni, fosse partito come un fast food, salvo poi trasformarsi in una catena di ristoranti che può effettivamente rappresentare l’italianità.
Di diverso avviso, però, Slow Food: per l’associazione l’eccellenza del cibo italiano deriva dal sapere artigianale, dalle culture dalle competenze diffuse, dal suolo sano, dalla bellezza e diversità del paesaggio, da produttori che hanno davvero storie da raccontare, che difendono e vogliono migliorare i loro territori.
Per Slow Food la questione di cosa sia o meno il Made in Italy va presa molto sul serio e non può c’entrare nulla con operazioni di puro marketing volte a italianizzare un’azienda, limitandosi ad aggiungere ingredienti locali a una formula gastronomica che rappresenta il vertice di tutto ciò che non è il Made in Italy, cioè la standardizzazione dell’industria alimentare mondiale.
Slow Food ha poi concluso la sua arringa sostenendo che l’italianità deve essere difesa quando è virtuosa: se si parla davvero di sovranità alimentare, allora bisogna essere sicuri che il concetto di Made in Italy si colleghi a modelli veramente virtuosi e non limitarsi a ridurre il tutto a uno slogan.
Sempre a proposito di McDonald’s e Made in Italy, ricordiamo che a fine 2022 il colosso dei fast food era entrato anche a far parte di Filiera Italia.