Slow Fish 2021 parla di pesce in scatola e surgelato: consumi in aumento per la pandemia

In questo Slow Fish 2021 si parla anche (ma non solo) di pesce in scatola e surgelato in quanto la pandemia ne ha aumentato i consumi.

Slow Fish 2021 parla di pesce in scatola e surgelato: consumi in aumento per la pandemia

A Genova è iniziata la nuova edizione di Slow Fish 2021 e si è partiti parlando di pesce in scatola e surgelato. Un’inversione di tendenza? A quanto pare no: il focus della manifestazione è sempre la pesca artigianale, sostenibile e i prodotti stagionali, ma sarebbe impensabile non parlare di tonno in scatola e surgelati in questo periodo, visto che con la pandemia da Covid-19 i loro consumi sono aumentati.

Il fatto è che la pandemia da Coronavirus ha modificato la vita e le abitudini di tantissime persone. E fra queste ultime sono cambiate anche quelle alimentari. I dati presentati da Ismea nel rapporto dal titolo Consumi ittici a più di un anno dall’inizio dell’emergenza Covid-19 parlano chiaro: in generale, quindi non solo per quanto riguarda il pesce, da marzo a maggio 2020 l’aumento del valore degli acquisti ha superato in alcuni casi anche il 20%. Allentando, poi, le misure restrittive, nell’estate 2020 l’andamento degli acquisti è tornato vicino ai valori del 2019.

I primi settori che hanno registrato un aumento delle vendite sono stati quelli di uova, farina, surgelati, tonno e salumi confezionati, con incrementi superiori al 20%. Per quanto riguarda i prodotti ittici, invece, le vendite sono state superiori di quasi il 7% rispetto al 2019, in controtendenza rispetto all’andamento negativo del 2019.

slow fish

Comunque sia, nel 2020 il pesce fresco ha rappresentato il 50% della spesa totale per i prodotti ittici, solo che è stato il comparto del mercato ittico a crescere di meno, registrando solamente un +2,8% rispetto al 2019. Questo probabilmente è stato dovuto in parte a una riduzione della domanda (a causa probabilmente di bar e ristoranti chiusi), in parte a una diminuzione dell’offerta (durante il lockdown molte imbarcazioni hanno subito uno stop).

È stato il pesce surgelato, invece, a crescere di più, segnando un +18,7% per quello confezionato e un +11,6% per quello sfuso. Per il conservato, come il tonno in scatola, che vale il 22% del totale, ecco che la crescita è stata del +5,3%.

E per quanto riguarda il 2021? Anche qui i dati Ismea parlano chiaro: nel primo trimestre del 2021 il settore ittico e quello delle bevande sono stati quelli in crescita maggiore. A crescere è stato soprattutto il fresco, con vendite in aumento del +33,3% rispetto all’anno precedente. A trainare il settore ci hanno pensato soprattutto molluschi e crostacei.

I dati Ismea, poi, hanno evidenziato che quest’anno stanno andando benissimo gli acquisti di prodotti gourmet, come salmone, crostacei e pescato in generale. Per i prodotti surgelati e le conserve ittiche, invece, si sta ritornando ai livelli del 2019.

Roberto Di Lernia, biologo di Slow Food Milano e co-fondatore del progetto Blue Food: Green Future, ha spiegato che i dati resi pubblici da Ismea riflettono le tendenze che hanno effetti concreti e negativi sugli ecosistemi acquatici e sulle comunità della piccola pesca. Un esempio? L’aumento del consumo di tonno in scatola solitamente dipende dai bassi costi che la GDO può offrire: molto spesso, infatti, il palato si adatta alle nostre capacità economiche.

Per quanto riguarda i surgelati, secondo Di Lernia durante i primi mesi della pandemia le vendite sono cresciute perché i consumatori prediligevano la durata delle confezioni e la praticità di utilizzo. Tuttavia questi prodotti ittici arrivano da lontano: il pescato viene congelato a bordo, poi viene trasportato nei luoghi di confezionamento e infine arriva nei punti vendita.

Si parla di un impatto notevole sia a livello energetico per la produzione di CO2 che a livello di sostenibilità, con metodi di pesca difficilmente controllabili.