La siccità continua a stringere in una morsa d’acciaio il distretto padano: si contano cento giorni senza piogge significative, con alcuni degli affluenti del fiume Po (come il Trebbia, il Secchia e il Reno) che misurano la portata più bassa dal 1972. L’allarme arriva dall’Osservatorio sulle crisi idriche, che sottolinea come la situazione sia particolarmente pericolosa in Piemonte, dove sta per prendere il via la stagione dell’irrigazione.
Non sono solamente gli agricoltori piemontesi a dover fare la danza della pioggia: l’Osservatorio registra “condizioni estreme” anche a Piacenza e Cremona, e invita a istituire deroghe per i prelievi per l’irrigazione agricola e la produzione di energia idroelettrica. Una necessità, quella di portare a maturazione il raccolto, chiaramente esacerbata dalla delicata situazione geopolitica attuale, con il conflitto tra Russia e Ucraina. A preoccupare è anche l’intrusione del cuneo salino (ossia la penetrazione dell’acqua marina verso l’entroterra) e il fatto che i grandi laghi, come il Maggiore, siano riempiti solamente fino al 30%.
E all’orizzonte ancora niente nuvole, se non precipitazioni scarse e insufficienti a riparare i danni degli ultimi mesi. “La disponibilità d’acqua attuale, non aumentando, difficilmente potrà colmare i fabbisogni della prima parte dell’estate” spiega l’Autorità Distrettuale del Fiume Po-Ministero della Transizione Ecologica “generando inoltre una probabile situazione di forte pressione per l’habitat fluviale, oltre al comparto idroelettrico che registra già i minimi di produzione degli ultimi 20 anni”.