La morsa della siccità non sta lasciando alcuno scampo all’agricoltura italiana: l’assenza prolungata di precipitazioni e l’imperversare di temperature eccessivamente elevate sta infatti determinando danni di ordine cataclismatico nell’ambito del settore primario – danni che, di fatto, si palesano in tagli produttivi sia nelle colture che negli stessi allevamenti (tanto quelli acquatici che quelli di terra, ovviamente), drastici crolli (-70% in alcuni casi) nel contesto della frutta e verdura, che rimangono scottate dal caldo torrido, e operazioni di emergenza per “salvare il salvabile” come la vendemmia anticipata addirittura alla prima decade di agosto. Danni e ancora danni, sì, che secondo il più recente rapporto redatto da Coldiretti potrebbero arrivare a 6 miliardi di euro – una cifra che brucerebbe il 10% della produzione agricola complessiva del nostro Stivale.
Non fraintendeteci: nell’elenco qui sopra siamo rimasti leggeri, ma di fatto gli agricoltori lamentano tagli ingenti anche nel contesto del grano duro e tenero (rispettivamente -30% e -20%), mais (dove il raccolto sarà pressoché dimezzato – con conseguente effetto a cascata sulle stalle, che fanno affidamento a questa produzione per i mangimi) e riso, dove numerosi produttori stanno perfino ponderando di abbandonare questa particolare coltura perché non redditizia. Inutile sottolineare che, di fatto, a questi cali produttivi seguiranno altrettanti aumenti nei prezzi al consumo – dopotutto l’equazione è tanto semplice da essere quasi dolorosa: manca l’acqua, manca il cibo, aumentano i prezzi.
Il Governo ha già stanziato 36,5 miliardi di euro a favore dei territori che maggiormente hanno subito la furia del sole – ma ora, con la caduta effettiva delle istituzioni, il futuro rimane incerto. “Nell’agenda politica viene meno l’approvazione del Decreto siccità, con le risorse finanziarie necessarie a garantire agli agricoltori misure di aiuto, prevenzione e compensazione” ha riconosciuto con una certa preoccupazione Cristiano Fini, presidente di Cia-Agricoltori italiani. Il presidente della Coldiretti Ettore Prandini, dal canto suo, rimane granitico: la crisi non può permettersi di fermare i sostegni alle imprese agricole o le misure strutturali come il bando per l’agrivoltaico.
“Il Governo resta in carica per il disbrigo degli affari correnti e potrà certamente assicurare continuità amministrativa adottando atti urgenti o atti dovuti” commenta invece Carlo Piccinini, neopresidente di Fedagripesca Confcooperative. “Sarà necessario un grande senso di responsabilità per scongiurare, ad esempio, il rischio di un mancato raggiungimento degli obiettivi del Pnrr, che per il settore agroalimentare valgono circa 5,7 miliardi di euro, o per evitare ritardi nella definizione del quadro normativo di riferimento della futura Pac”.