Allo stato attuale delle cose è tremendamente difficile, se non impossibile, provare a immaginare un futuro per l’agricoltura che non prenda in seria considerazione la scomoda variabile della siccità. I territori settentrionali dello Stivale, in particolare, sono alla prese con una crisi idrica che si trascina ormai da più di un anno; e dopo un arco estivo particolarmente difficile nemmeno l’autunno e l’inverno hanno portato le tanto agognate precipitazioni: la neve, stando ai dati più recenti, è pressoché dimezzata e il Po fa registrare uno stato di crisi assoluta con deficit che superano il 60%. Viene da pensare, dunque, che una parte sostanziale dei 756 milioni di euro messi in dotazione dalle giunta regionale del Piemonte per lo sviluppo rurale del quinquennio 2023/2027 sarà per l’appunto destinata a lenire la morsa della siccità.
Uno sviluppo che passa per una strada arida
Lo stanziamento, di fatto, arriva in attuazione del Piano strategico nazionale della Politica agricola comune (Pac), per cui la giunta ha adottato il Complemento di Sviluppo Rurale (Csr) 2023-2027 della Regione. Tra i punti chiave della nuova programmazione spicca senza ombra di dubbio la chiave della sostenibilità ambientale, con l’implicita intenzione di mettersi in linea con le strategie imposte dal Green Deal e di Farm to Fork.
Un approccio che, come accennato, non può permettersi di ignorare la minaccia del riscaldamento globale: “Gli interventi sono rivolti prioritariamente a salvaguardare i livelli di produzione minacciati dal cambiamento climatico, in particolare dalla siccità, alla tutela della risorsa idrica, alla produzione di energia da fonti rinnovabili ed al benessere animale” si legge a tal proposito in una nota emessa dalla Regione Piemonte. “Incentiva le produzioni da agricoltura integrata, biologica e di precisione; e le attività rivolte a favorire l’innovazione in agricoltura e i processi di digitalizzazione nei settori agricolo, forestale e agroalimentare. Inoltre prosegue il sostegno ai giovani agricoltori e alle aziende in aree svantaggiate, come quelle in aree montane”.
Crisi idrica grande protagonista, dunque: i picchi più drammatici del panorama piemontese si registrano soprattutto in Val Sesia, dove l’omonimo fiume ha di fatto registrato un calo del 50% in appena una settimana di tempo; ma anche le stazioni idrografiche poste lungo il corso del Po raccontano di una situazione tragica con deficit che oscillano tra il 50 e l’80%. Salvo colpi di scena dell’ultimo minuto – ossia, tanto per intenderci, copiose e frequenti precipitazioni su tutto il territorio regionale – l’opzione dei razionamenti dell’acqua sta diventando sempre più concreta.